Liberisti col formaggio degli altri. CETA, il Canada mette nel sacco l’UE

Il trattato può consentire al Canada di esportarne molto e di importarne poco. L’applicazione dell’accordo, che sembrava imminente, é bloccata. Aggiornato il Wiki CETA

Il Canada ha trovato nel trattato CETA il dettaglio grazie al quale può mettere nel sacco l’Unione Europea. L’applicazione provvisoria e a tempo determinato dell’accordo di libero scambio, che sembrava imminente, é bloccata dalla “guerra del formaggio”.

L’aggiornamento é inserito nel Wiki CETA, lo strumento di informazione attraverso il quale i cittadini possono avere informazioni referenziate con link alle fonti e ai documenti ufficiali. In sostanza, il Canada può – e vuole – attuare il CETA in modo tale da esportare nell’UE il suo formaggio riducendo contemporaneamente ai minimi termini l’importazione del formaggio made in UE. Scopo di questa mossa: proteggere i produttori canadesi di formaggio e lasciare in braghe di tela quelli europei.

Le regole del CETA occupano circa 1500 pagine. Il testo, seppure minuzioso, consente al Canada un margine di manovra sufficiente per applicare il liberismo economico solo al formaggio degli altri. Infatti la Commissione Europea sostiene che questo é un tradimento allo spirito del CETA. Un tradimento allo spirito del trattato: non però alla lettera.

Scopo dichiarato del trattato CETA è eliminare i dazi doganali e le barriere commerciali fra Canada ed UE. Significa esporre l’economia e le aziende UE alla concorrenza diretta di quelle canadesi: nel caso dell’agricoltura, nell’UE predominano le piccole aziende e in Canada i colossi agroindustriali.

In realtà il CETA é una riforma istituzionale nascosta perché subordina la possibilità dell’UE e degli Stati di prendere decisioni nel pubblico interesse al fatto che queste decisioni non comportino la creazione di nuove barriere commerciali col Canada e non limitino l’amplissimo raggio d’azione concesso dal trattato agli investitori canadesi nell’UE.

Per restare al solo settore agroalimentare, il CETA non contempla esplicitamente l’importazione nell’UE di OGM e carne agli ormoni provenienti dal Canada. Tuttavia lascia letteralmente in bianco (dovrà essere scritto in seguito) il paragrafo relativo ai criteri per stabilire se un alimento canadese rispetta gli standard UE di sicurezza alimentare, e se dunque può essere venduto nell’UE. Si apre così un’amplissima area di incertezza all’interno della quale il Canada potrà sostenere che i suoi OGM e la sua carne agli ormoni rispettano gli standard UE perché sono sicuri esattamente quanto gli omologhi europei.

Il CETA inserisce anche un altro cavallo di Troia nelle norme UE relative alla sicurezza alimentare, dato che riconosce ed incorpora le norme sanitarie e fitosanitarie dell’Organizzazione Mondiale del Commercio, in passato usate anche dal Canada per attaccare vittoriosamente, in sede internazionale, proprio le norme UE contro OGM e carne agli ormoni.

Il trattato, attraverso la cooperazione normativa, lancia potenti siluri al principio di precauzione che ha finora impedito la massiccia importazione nell’UE di OGM destinati all’alimentazione umana.

Prevede inoltre il riconoscimento di soli 173 degli oltre 1500 prodotti alimentari UE a denominazione d’origine; consente ai canadesi di continuare a produrre formaggi chiamati “feta”, “fontina”, “gorgonzola”, “asiago”, “munster” e “parmesan”; non vieta ai canadesi di scrivere sulle confezioni dei loro prodotti – ad esempio – “mortadella” oppure “bologna” o ancora “parma jam” anche se le diciture “mortadella di Bologna” e “prosciutto di Parma”, di per sé, figurano nell’elenco dei prodotti italiani la cui denominazione é riconosciuta e protetta dal CETA.

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