Incrociamo le dita. Arrivano al pettine i nodi storici delle follie nucleari del passato. In UE abbiamo decine e decine di reattori vecchi che nessuno vuole smantellare e allora semplicemente se ne prolunga la vita in barba ad ogni regola scritta e di buon senso. Unica precauzione presa è la distribuzione di iodio ai Belgi.
Il Belgio come l’Ucraina. Negli ultimi tre mesi il Governo ha deciso di tenere accesi o riaccendere cinque pericolosi reattori nucleari. Alcuni non furono progettati per funzionare così a lungo, altri sono attraversati da migliaia e migliaia di crepe: una potenziale Chernobyl, come suggerisce la petizione internazionale che chiede di spegnerli. Quando si tratta di nucleare, le precauzioni non sono mai troppe: il Belgio interpreta il concetto a modo suo e sta distribuendo alla popolazione le pillole di iodio. Sono un antidoto ai danni che una fuga radioattiva può causare alla tiroide. In Giappone, la gente le ha ricevute dopo Fukushima. “Nuove compresse di iodio! Ordinatele subito!”, esorta il sito internet ufficiale del Belgio dedicato al rischio nucleare (nel fumetto dell’immagine). Ultimamente ci sono già stati vari piccoli incidenti, pur se non relativi al funzionamento dei reattori.
E’ di origine nucleare più del 50% dell’energia elettrica consumata in Belgio. Viene dalle centrali nucleari di Doel e di Tihange, che contano rispettivamente quattro e tre reattori entrati in funzione fra il 1974 e il 1985. Il reattore Tihange 1, classe 1975, in teoria doveva andare in pensione già nel 2005 e poi nel 2015. In pratica il Governo Belga ha siglato un accordo segreto – rivelato dal quotidiano in lingua fiamminga De Tijd – con le società Electrabel ed EDF, proprietarie dell’impianto: Tihange 1 funzionerà fino al 2025, cioé fino a quando compirà il mezzo secolo di vita; se verrà chiuso prima, il Belgio risarcirà Electrabel ed EDF per i mancati profitti; Electrabel ed EDF dal canto loro verseranno al Belgio il 70% dei profitti, ma solo nel caso che i profitti stessi superino il 9,3%.
Hanno raggiunto l’età della pensione ma continuano a funzionare anche i reattori Doel 1 e Doel 2, costruiti per durare – rispettivamente – fino al 2014 e al 2015. Nel dicembre scorso, il Belgio ha firmato con il gestore Electrabel una convenzione che li mantiene in funzione fino al 2025, quando compiranno 50 e 51 anni. Anche in questo caso é previsto un indennizzo – l’ammontare non é stato reso pubblico – in caso di spegnimento anticipato.
La radioattività non conosce confini ma – esattamente come l’Ucraina – il Belgio ha prolungato l’operatività dei suoi catorci atomici senza effettuare la valutazione d’impatto ambientale e la consultazione pubblica con i Paesi confinanti come è invece previsto dalla Convenzione di Espoo sui rischi transfrontalieri, cui pure il Belgio aderisce. Infatti Olanda, Lussemburgo e Germania, ai cui confini sono prossimi i reattori, si stanno preoccupando.
Vanno ben al di là dei confini del Belgio anche i timori relativi ai pluricrepati reattori di Doel 3 e Tihange 2. Sono stati spenti nel 2012 in seguito alla scoperta che l’acciaio di cui sono costituiti é attraversato da migliaia e migliaia di fessure: microbolle di idrogeno – per usare il linguaggio e i numeri ufficiali – con uno spessore pari a quello di una cartina per le sigarette e con una lunghezza che arriva fino a 16 centimetri. Secondo altre fonti, la crepa più lunga raggiunge i 17,9 centimetri.
L’agenzia belga per il controllo nucleare ha dato il benestare alla ripresa del funzionamento di Doel 3 e Tihange 2 nel novembre 2015. Ha fondamentalmente accolto la tesi del gestore Electrabel, secondo il quale le crepe “non hanno un impatto inaccettabile” sulla sicurezza dei reattori, esistono fin dalla loro costruzione e dipendono dalle condizioni in cui l’acciaio fu lavorato nell’officina: non dall’usura.
Così adesso i due reattori crepati sono di nuovo in funzione. Un esperto che ha analizzato la situazione su incarico dei Verdi che siedono nel Parlamento Europeo ha giudicato “incomprensibile” l’autorizzazione al riavvio osservando che un reattore con migliaia di crepe – e così lunghe – oggi non sarebbe omologabile e non sarebbe stato omologabile neanche negli anni in cui fu fabbricato.