La piccola, eroica Grecia e il referendum sull’austerity. Cosa sa l’UE che noi non sappiamo?

Piccola, eroica Grecia. Lo storico discorso (in traduzione italiana) con cui il primo ministro Tsipras ha annunciato alla nazione il referendum del 5 luglio sull’austerity richiesta dall’UE, l’altrettanto storico discorso del ministro delle Finanze Varoufakis all’Eurogruppo (in inglese sul suo blog) rischiano di far passare in secondo piano una domanda fondamentale. La Commissione Europea, fatto inconsueto, ha reso pubblica l’offerta definita dalla Merkel “straordinariamente generosa”, cioé le condizioni alle quali la Grecia avrebbe ottenuto nuovo prestiti ed evitato il default. In realtà si tratta di pura macelleria sociale: risultati analoghi a quelli che la Grecia era disposta a concedere,  con la differenza che la “generosa proposta” addossava tagli e oneri esclusivamente sui più poveri e più deboli. E allora la domanda é: come può la Commissione Europea pensare che un Paese già stremato dall’austerity accetti di ingurgitarne un’altra dose da cavallo? Hanno perso completamente il contatto con la realtà o sanno qualcosa che noi non sappiamo?

Se rifiutiamo il persiero che l’estabilishment europeo abbia sviluppato il sintomo tipico della malattia mentale,  ossia la perdita di contatto con la realtà,  rimane solo la possibilità che l’Unione Europea abbia un asso ben ben nascosto nella manica e si appresti a giocarlo contro Tsipras e Varoufakis.

Questo asso potrebbe essere, ad esempio, un intervento da parte del presidente statunitense Obama. Egli ieri sera ha telefonato alla cancelliera tedesca Merkel affermando che é necessario compiere “ogni sforzo” per “tornare a un percorso che permetterà alla Grecia di riprendere le riforme e la crescita all’interno dell’eurozona”. Notare il forte coinvolgimento degli USA negli affari europei. Notare che l’euro dovrebbe teoricamente consentire all’Europa di essere indipendente dal dollaro.

Un altro ipotetico asso nelle mani dell’UE potrebbe essere il famoso piano B: far cadere il governo di Tsipras. Non a caso negli ultimi giorni dei colloqui fra la Grecia e le istituzioni europee erano a Bruxelles i leader “europeisti” dell’opposizione greca: l’ex primo ministro di centrodestra Antonis Samaras; il leader del Pasok, Fofi Gennimata; il leader di To Potami, Stavros Theodorakis. Bisogna tener presente che anche l’allora primo ministro greco Papandreou, nel 2011, indisse un referendum per chiedere ai greci se accettavano l’austerity voluta dalla troika in cambio dei prestiti: ma Papandreou perse rapidamente il potere, la consultazione non si svolse e la Grecia ingurgitò l’austerity.

I primi sondaggi elettorali danno Tsipras perdente: la maggioranza dei greci sarebbe disposta ad accettare le condizioni dei creditori pur di evitare il default. La maggioranza dei greci: non gli economisti. Perfino il Financial Times ha scritto che alla Grecia conviene rifiutare. Sulla grande stampa internazionale si rincorrono autorevoli voci (fra gli altri il premio Nobel Paul Krugman e il docente universitario James K. Galbraith) che ripetono un fatto già noto: l’austerity ha ammazzato la Grecia.

referendum in grecia

Vignetta di Federico Monaco

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