L’oro non si mangia e il petrolio non si beve. Tuttavia la California, che é costretta a razionare l’acqua in seguito a quattro anni di siccità, ha preferito il fracking all’acqua potabile e ora ha le falde idriche sotterranee contaminate dai liquidi di risulta del fracking, ovvero da un cocktail di veleni.
Nel febbraio scorso, un’indagine dell’EPA (l’agenzia federale statunitense per la protezione dell’ambiente) ha scoperto che le autorità californiane hanno permesso che venisse iniettata nelle falde sotterranee, protette dalla legislazione nazionale, l’acqua di risulta proveniente dalle trivellazioni di 2500 pozzi per l’estrazione di petrolio.
Nelle acque di risulta – milioni e milioni di litri al giorno – ci sono fra l’altro benzene, metalli pesanti e sostanze radioattive. E tutta questa roba é finita nelle riserve di acqua potabile che oggi (e soprattutto domani) potrebbero dissetare i californiani.
Pochi giorni fa le associazioni ambientaliste californiane si sono rivolte al tribunale, chiedendogli di dichiarare illegale la normativa californiana che permette ai petrolieri di inquinare le falde sotterranee protette dalla legislazione nazionale.