Uno spettro si aggira per l’Europa. Anzi, due. Oltre al rischio di default della Grecia, c’è il referendum per l’uscita della Gran Bretagna dall’UE: potrebbe svolgersi già nel luglio o nel settembre 2016.
I Conservatori, vittoriosi alle elezioni, hanno promesso di organizzare la consultazione entro il 2017, ma il solitamente attendibilissimo quotidiano britannico Guardian scrive che il primo ministro Cameron è incline ad accelerare i tempi per sfruttare il sostegno elettorale di cui egli ora gode e per evitare pericolose interferenze da parte delle elezioni del 2017 in Francia e in Germania.
Prima del referendum, Cameron intende rinegoziare i termini della permanenza della Gran Bretagna nell’UE (vuole fra l’altro che il Parlamento possa bocciare le normative europee): poi chiederà agli elettori se intendono rimanere nell’UE sulla base del nuovo accordo o se preferiscono abbandonare l’Unione.