Inceneritore di Roma, Gualtieri non ha risposto ai rilievi provenienti da Bruxelles. Ormai quattro mesi fa, i cittadini contrari all’impianto hanno presentato una petizione al Parlamento europeo attraverso l’Unione dei comitati contro l’inceneritore. Durante l’audizione, siamo intervenuti a sostegno delle motivazioni della petizione anche io e il collega Ignazio Marino.
Ad audizione conclusa, il presidente della commissione Petizioni del Parlamento europeo ha inviato una lettera al sindaco-commissario.
La lettera chiedeva “chiarimenti e informazioni sulla situazione dei rischi legati all’inquinamento ambientale e dell’aria” e “una valutazione dell’applicazione del principio di precauzione a difesa del territorio”
Dal sindaco-commissario finora solo un silenzio di tomba. Che vergognosa figuraccia.
È decisamente inconsueto che un’autorità nazionale non si difenda dai rilievi della commissione Petizioni: se non altro per una questione di cortesia istituzionale. Peraltro, uno dei pochi argini ai poteri commissariali ed emergenziali di Gualtieri sono quelli derivanti dall’appartenenza dell’Italia all’Unione europea.
Significa che, sull’inceneritore di Roma, Gualtieri sa di non essere in grado di ribattere in modo accettabile? Oppure significa che intende andare avanti come un carro armato con metodi antidemocratici calpestando diritti, confronti, ambiente e salute, come diverse volte ha già dimostrato di fare?
Si deve dare ragione ancora una volta alla Rete Tutela Roma Sud, secondo la quale Gualtieri segue appunto un metodo antidemocratico: come quando ha avviato in pieno agosto la prima fase del PAUR, il Provvedimento Autorizzativo Unico Regionale.
Usando i poteri emergenziali, ha dato appena 20 giorni alle amministrazioni pubbliche e agli uffici pubblici per valutare – a cavallo di Ferragosto – la completezza della corposa documentazione relativa al PAUR, che comprende anche la VIA, la Valutazione di Impatto Ambientale. Ecco un riassunto di questi eventi e di quelli immediatamente successivi.
Gualtieri ha inoltre rifiutato sia di concedere una proroga, sia di istituire un’inchiesta pubblica. Glie l’avevano chiesto varie amministrazioni comunali dei Castelli Romani, al cui territorio l’inceneritore sarebbe molto vicino.
L’inchiesta pubblica è una sorta di versione più partecipata e più approfondita della VIA.
Infine, lunedì 15 settembre, ha soddisfatto solo per le parti meno sostanziali le richieste di integrazione dei documenti dell’inceneritore avanzate da amministrazioni pubbliche ed uffici pubblici. Qui tutta la documentazione. Se compare una mascherina che chiede di loggarsi, si può arrivare alla documentazione seguendo il link che compare sull’annuncio dell’apertura del PAUR.
In particolare, il Dipartimento Epidemiologico regionale e l’ASL RM 6 avevano avanzato richiesta di produrre una valutazione di incidenza sanitaria. Questo documento non figura fra le integrazioni.
Di fronte a questa modalità le reazioni della cittadinanza e delle istituzioni si vanno moltiplicando.
Il sindaco di Albano Laziale, Massimiliano Borelli, ha presentato un ricorso straordinario al Presidente della Repubblica, che contesta fra le altre cose le dimensioni dell’impianto e il fatto che il ruolo del sindaco-commissario Gualtieri è limitato al territorio comunale di Roma, mentre le sue ordinanze producono effetti anche su comuni confinanti.
Borelli guida ad Albano una coalizione di cui fa parte anche il PD: lo stesso partito di Gualtieri. Il PD di Albano è nettamente contrario all’inceneritore.
Non basta. Lo scorso agosto, insieme ad altri esponenti romani del M5S, ho presentato un esposto alla Corte dei conti sull’inceneritore di Roma. La prima firma è quella di Virginia Raggi.
Ci auguriamo che almeno davanti agli eletti del suo stesso partito e alle eventuali contestazioni della Corte dei conti, Gualtieri passi dalla propaganda social a dare risposte concrete e nel merito