Gualtieri, analfabeta ambientale. L’abbattimento del bosco urbano di Pietralata e la fallacia delle “compensazioni”

A Roma il sindaco Gualtieri vuole abbattere il bosco urbano di Pietralata per costruire uno stadio. È il modo peggiore di gestire il territorio. Gli alberi offrono alle città servizi ecosistemici che si possono riassumere in clima più fresco ed aria più pulita: cosa, quest’ultima, della quale il quartiere Pietralata ha un gran bisogno.

A loro volta, frescura e riduzione dell’inquinamento atmosferico significano salute e migliore qualità della vita.

Gualtieri parla di offrire compensazioni ambientali (nuove aree verdi) per l’abbattimento del bosco. È segno di analfabetismo ambientale. Ci vorranno molti decenni prima che le compensazioni diventino effettive: se mai potranno esserlo.

Nel quartiere Pietralata, l’inquinamento atmosferico è fra i più alti di Roma. Lo testimoniano i rapporti dell’ARPA Lazio datati 2023 e 2024.

Nell’ambito della rete ARPA, la centralina per il rilevamento dell’inquinamento atmosferico più prossima a Pietralata è la Tiburtina. Negli ultimi due anni, ha registrato la concentrazione di particolato atmosferico PM10 più alta all’interno dell’agglomerato urbano di Roma.

L’unico altro parametro rilevato dalla centralina Tiburtina è quello del biossido di azoto (NO2). Terzo posto nel 2024, dopo Fermi e corso Francia; secondo posto nel 2023, dopo Fermi.

I valori sono ancora entro i limiti di legge. Diventeranno abbondantemente fuori norma nel 2030, per effetto della nuova direttiva UE sulla qualità dell’aria.

Il particolato PM10 e il biossido di azoto fanno male alla salute. Entrano nell’atmosfera fondamentalmente a causa di attività umane legate alla combustione. Queste ultime sono particolarmente concentrate nelle città: impianti di riscaldamento, motori dei veicoli a combustione. Anche l’usura di pneumatici e freni dà un contributo significativo alla formazione del particolato atmosferico.  

PM10 e biossido di azoto sono in grado di causare o aggravare disturbi respiratori. Gli effetti sono particolarmente accentuati in bambini, anziani, persone sofferenti di asma.

Innumerevoli studi scientifici attestano che gli alberi sono in grado di “filtrare” il particolato atmosferico (il PM10 e l’ancor più insidioso PM2,5) e il biossido di azoto: o, più in generale, gli ossidi di azoto.

Il particolato rimane intrappolato sullo strato ceroso o fra i peli delle foglie; queste ultime incorporano e degradano gli inquinanti gassosi. Gli alberi favoriscono la degradazione degli inquinanti anche ad opera dei microorganismi loro associati che si trovano sulle foglie e soprattutto nel suolo.

Gli alberi svolgono servizi ecosistemici per regolare il clima. L’ISPRA ha calcolato che i 316 mila alberi di Roma (ma il censimento degli alberi urbani non risulta più aggiornato dal 2021) rimuovono ogni anno dall’atmosfera quasi 2000 tonnellate di carbonio: l’anidride carbonica è il gas principale dell’effetto serra.

Questo dato non comprende gli alberi della Riserva naturale del litorale ed è contenuto nel PAESC di Roma, il Piano d’Azione per l’Energia Sostenibile attraverso il quale i Comuni si impegnano a contribuire al Covenant of Mayors (“Patto dei Sindaci”). Roma ha tuttora il PAESC del 2021. La revisione operata dall’amministrazione Gualtieri non è stata validata dal Covenant of Majors nei 18 mesi nel frattempo intercorsi.

Gli alberi mitigano inoltre il calore delle roventi estati urbane. D’estate, le temperature delle città sono superiori di 9 gradi rispetto alle campagne circostanti. Lo si ricava da un rapporto ISPRA dedicato al consumo di suolo. Ancora secondo l’ISPRA, nelle superfici densamente alberate delle città di pianura (come Roma) la media delle temperature diurne estive è più bassa di circa un grado rispetto alle aree non alberate limitrofe.

Se un grado può sembrare poco, bisogna tenere conto che le temperature si misurano sempre all’ombra: che sotto gli alberi c’è già. Invece in città perlopiù ci si muove, e si percepisce la temperatura, dove il sole batte a picco sull’asfalto.

Ma – sembra essere la filosofia del sindaco Gualtieri – morto un albero, se ne fa un altro. Infatti, vuole “compensare” l’abbattimento del bosco urbano di Pietralata attraverso la creazione di nuovo verde pubblico.

Si tratta di un ragionamento da analfabeta ambientale. La rimozione di inquinanti e di carbonio dall’atmosfera, nonché la frescura, sono commisurate alla biomassa di alberi. La “compensazione”, se mai avverrà, si verificherà solo dopo molti decenni.

Hai voglia di aspettare, prima che un giovane albero possa “compensare” un vecchio albero abbattuto.

Inoltre, un ecosistema maturo crea sinergie tra piante e suolo, incrementando i servizi ecosistemici. Questi ultimi comprendono l’assorbimento delle piogge intense. Le aree cementate, pur se tinte di verde, non potranno mai effettuare una cosa del genere.

C’è altro.  Non è scontato che un albero appena piantato attecchisca. Come minimo, per molti mesi bisogna innaffiarlo continuamente. Senza contare che il bosco urbano di Pietralata è un ecosistema naturale fatto anche di animali, e non solo di piante. Un parco pubblico artificiale non potrà mai svolgere una funzione analoga.

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