La riforma istituzionale nascosta. Cosa è il CETA

Il CETA (Comprehensive Economic and Trade Agreement) è un trattato fra UE e Canada. Dal 21 settembre 2017 è applicato quasi per intero a titolo provvisorio e a tempo indeterminato, aggirando così la prevedibile opposizione dei Parlamenti di vari Stati membri alla ratifica. In questo momento l'iter per la ratifica é in corso in vari Stati UE, compresa l'Italia.

Le circa 1600 pagine del CETA sono sul sito internet della Commissione Europea 1).

Formalmente, il CETA é un trattato di libero scambio. Dal punto di vista sostanziale si tratta di una riforma istituzionale nascosta perché subordina la possibilità dell'UE e degli Stati di prendere decisioni nel pubblico interesse al fatto che queste decisioni non comportino la creazione di nuove barriere commerciali col Canada e non limitino l’amplissimo raggio d’azione concesso dal trattato agli investitori canadesi nell’UE. In particolare il trattato

Il CETA ha un pesante effetto sull'agricoltura UE. Inoltre é un trattato in grado di modificare se stesso attraverso il CETA Joint Committee, un organismo bilaterale non soggetto a controllo democratico incaricato di rivedere ed aggiornare varie parti del trattato stesso, fra cui

Secondo la Commissione Europea, il CETA porta benefici alla gente e al mondo degli affari4) perché fa aumentare gli scambi commerciali fra UE e Canada e, con questo, contribuisce a generare crescita economica ed occupazione5).

Tuttavia gli studi di impatto del CETA che la stessa Commissione Europea ha richiesto e finanziato prospettano un aumento del PIL europeo compreso fra lo 0,03% e lo 0,08% complessivo nell’arco di sette anni: nel migliore dei casi, lo 0,012% all’anno. Un aumento così esiguo può essere assorbito e cancellato dal margine di errore che é naturale in qualsiasi proiezione economica. Inoltre questo piccolo aumento del PIL sarebbe accompagnato da effetti collaterali indesiderabili: fra l'altro, 167.000 europei dovranno probabilmente cercarsi un nuovo lavoro.

Uno studio di impatto indipendente tratteggia invece esiti funesti del CETA sull’UE, particolarmente acuti in Italia e in Francia: compressione salariale, diminuzione delle entrate pubbliche, perdita di posti di lavoro, diminuzione del PIL.

Dal punto di vista del libero scambio vero e proprio, il CETA

  • elimina la quasi totalità dei dazi doganali sui beni scambiati fra Canada ed UE. Questi dazi già in precedenza erano molto bassi (in media il 3,5% per le esportazioni UE verso il Canada e il 2,2% per le esportazioni canadesi verso l'UE)6)
  • elimina gran parte delle “barriere non doganali”: sono le norme, i regolamenti di conformità, gli standard e simili che dettano le caratteristiche dei prodotti. Molti di essi sono state istituiti per proteggere salute ed ambiente. Standard diversi possono impedire che una medesima merce sia venduta sia in Canada sia nell'UE
  • consente alle aziende canadesi di partecipare agli appalti pubblici dell’UE (e viceversa)
  • apre agli investitori canadesi i mercati UE di servizi finanziari, trasporti, servizi, energia (e viceversa, anche in questo caso)

La Commissione Europea ama dipingere il CETA come un accordo in grado di governare la globalizzazione7) grazie alle sue efficaci regole (“strong rules”) per il rispetto dell’ambiente e per la protezione dei lavoratori8). In realtà i capitoli del CETA sull’ambiente e sul lavoro contengono dichiarazioni prive di effetti pratici.