Cosa sono le fake news? La non-risposta della Commissione Europea

Non le definisce, non dice chi l’ha incaricata di contrastarle, ma continuerà ad incitare Google e Facebook a lottare contro di loro. E’ l’esito della nostra interrogazione.

E’ finalmente arrivata la risposta alla nostra interrogazione sulla lotta promossa dalla Commissione Europea alle fake news e che può in realtà colpire la pluralità di espressione su internet. Abbiamo ricevuto un testo che potrebbe risultare adeguato se, anziché presentare un’interrogazione, avessimo chiesto alla Commissione Europea di scrivere un temino da terza media sulle fake news, mentre noi avevamo posto tre domande precise che vengono accuratamente aggirate.

Riportiamo sia l’interrogazione (cofirmata dalle colleghe Evi ed Adinolfi) sia la prosa che abbiamo ricevuto come replica. La prima domanda chiedeva chi avesse incaricato la Commissione Europea della lotta alle fake news, visto che essa, pur non potendo intraprendere una simile azione di sua iniziativa, ha attivamente sollecitato le piattaforme IT come Google e Facebook a contrastare la diffusione di notizie false. La Commissione ha risposto come se non lo avessimo domandato.

Eppure la Commissione Europea ha davvero ha incitato le piattaforme IT ad agire contro le fake news: riportiamo qui di seguito come esempio, una dichiarazione della Commissaria Europea alla Giustizia, Věra Jourová, proveniente dal sito internet della stessa Commissione Europea (il neretto è aggiunto da noi)

The last weeks and months have shown that social media companies need to live up to their important role and take up their share of responsibility when it comes to phenomena like online radicalisation, illegal hate speech or fake news. While IT Companies are moving in the right direction, the first results show that the IT companies will need to do more to make it a success

Altri esempi che avevamo citato nelle note in fondo all’interrogazione a proposito dell’interventismo della Commissione Europea e delle sue sollecitazioni alle piattaforme IT sono gli articoli comparsi sulle testate on line Politico e Financial Times.

La Commissione Europea scrive come se la lotta alle fake news fosse un’idea in tutto e per tutto spontanea ed autonoma di Google e Facebook. Essa infatti alla nostra prima domanda risponde quanto segue:

accoglie con favore le recenti iniziative prese dalle piattaforme online e dai gruppi editoriali per combattere la disinformazione, individuare le notizie false e impedirne la diffusione; continuerà dunque ad incoraggiare tali iniziative e esaminerà queste misure volontarie per comprenderne l’impatto e l’efficacia.

Alla seconda domanda (dove é il confine fra notizie false e notizie attendibili) la Commissione risponde semplicemente che non esiste una definizione univoca di fake news e che esse non sono illegali, salvo quando hanno rilevanza penale.

Pertanto la Commissione Europea per sua stessa ammissione non é in grado di definire le fake news, non é in grado di dire chi l’ha incaricata di contrastarle, ma seguiterà ad incitare Facebook, Google, etc. a lottare contro di esse.

L’estabilishment ha attribuito alle fake news due fatti molto sgraditi a Bruxelles: la vittoria di Trump ed il Brexit. Di qui la terza domanda della nostra interrogazione: in quale misura, secondo la Commissione, i sentimenti anti-UE sono attribuibili alle fake news e in quale alle politiche di austerity.

La Commissione non dispone di dati che mettano in relazione le cosiddette false notizie e il presunto malcontento nei confronti dell’UE, e non è dunque in grado di rilasciare dichiarazioni al riguardo.

Il neretto su “presunto” é una nostra aggiunta. Quel “presunto”, da solo, vale quanto un intero poema. Di seguito pubblichiamo il testo dell’interrogazione e la risposta della Commissione Europea.