Adeguare la rete elettrica Ue alle energie rinnovabili. Le richieste del Parlamento europeo

La rete elettrica dell’UE è inadeguata. Bisogna irrobustirla e migliorarla. Saranno soldi spesi bene. Consentiranno infatti la piena integrazione delle energie rinnovabili: le uniche che (oltre ad essere pulite) siamo in grado di produrre, e che quindi possono liberarci da dipendenze geopolitiche.

La richiesta di adeguare la rete elettrica UE alle rinnovabili costituisce il succo di una relazione che ieri, giovedì 19 giugno, è stata approvata dal Parlamento europeo. Clic qui per ricostruire dettagliatamente la sua genesi. Vi ho contribuito come relatore ombra: in pratica, come coordinatore dell’apporto di The Left, la famiglia politica UE del M5S italiano. Il testo contiene vari miei contributi.

La relazione ha lo scopo di sollecitare la Commissione europea ad avanzare una proposta legislativa. Il Parlamento europeo non ha infatti il potere di iniziativa legislativa.

Ora praticamente la rete elettrica UE sta su con il nastro adesivo. La metà delle linee è vecchia di 40 anni o più. L’infrastruttura nel suo complesso ha caratteristiche che andavano bene nel secolo scorso, quando la generazione elettrica era programmabile perché affidata a centrali a gas o a carbone.

La rete deve trasformarsi sia per consentire un sempre maggiore ingresso nel sistema elettrico di energie rinnovabili – discontinue, non programmabili, decentralizzate – sia per soddisfare una domanda di energia elettrica già in crescita e destinata ad aumentare ulteriormente.

È elettrico, ad esempio, il futuro dei trasporti e degli impianti di riscaldamento.

La stessa Commissione europea ha calcolato che la rete elettrica dell’UE ha bisogno di 584 miliardi nel giro di dieci anni. La relazione approvata giovedì la sollecita ad agire in proposito. Tocca numerosi punti: ad esempio, eliminare le barriere normative che ostacolano l’ammodernamento della rete; migliorare la catena di approvvigionamento per i componenti delle reti elettriche; necessità di soluzioni agili e innovative e di incrementare la forza lavoro così da poter attuare gli investimenti.

Come relatore ombra, sono riuscito ad inserire nella relazione, fra l’altro, il passo che sottolinea i vantaggi per le reti elettriche derivanti dalla partecipazione al mercato elettrico di cittadini, imprese e comunità dell’energia. Questo passo sottolinea anche la preoccupazione per i ritardi e le incoerenze delle legislazioni nazionali nell’attuare le disposizioni U.E in proposito. A Meloni e al ministro Pichetto fischiano le orecchie.

Martedì 17, insieme agli altri relatori ombra e alla relatrice Anna Stürgkh, ho incontrato il commissario europeo a Clima ed energia, Dan Jorgensen. Ci ha detto in sostanza che la relazione sul sistema elettrico UE è musica alle sue orecchie. Credo sia possibile sperare che ora alle parole seguano i fatti.

In quell’occasione, ho spiegato al commissario e ai colleghi che hanno seguito il file che non ha molto senso spendere soldi in missili e carri armati per la sicurezza europea quando la rete elettrica rischia di andare in blackout per un’ondata di calore, una tempesta, un’alluvione o per attacchi ibridi interni od esterni. Ci metterebbero in ginocchio nel giro di pochi secondi e per giorni interi. L’immagine qui sotto è stata scattata al termine dell’incontro. Jorgensen è il terzo da destra.

Il dibattito a Strasburgo si è svolto mercoledì 18. Sono intervenuto citando Buckminster Fuller, il poliedrico genio che sognava un’unica rete elettrica mondiale. Soprattutto, ho spiegato che l’adeguamento della rete elettrica UE alle rinnovabili non è (solo) una questione tecnica. Le fonti di energia infatti portano con sé messaggi di pace e cooperazione o – al contrario – di conflitti per le risorse e di ricerca della supremazia. Ecco il mio intervento.

Condividi sui social networks