Lo sfondo bellico e l’economia di guerra sono l’elefante nella stanza di questa campagna elettorale. Elefante nella stanza, è un modo di dire degli inglesi. Indica un fatto evidente, enorme, importantissimo eppure deliberatamente ignorato. Io invece non intendo ignorarlo e ne ho parlo apertamente. L’ho fatto, ad esempio, durante l’agorà organizzata venerdì 31 maggio dal gruppo territoriale VIII e IX municipio di Roma.
Durante questa campagna elettorale nessuno cita la guerra. I temi sono ad esempio auto elettriche, case green, transizione ecologica, diritti civili, ripristino della natura. Cose importanti, ma intanto questi preparano le bombe: purtroppo è più importante ancora. La guerra avvelena l’ambiente e fa sparire i diritti: anche quello di opporsi e di criticare.
Chi spara il primo colpo ha torto: ma il primo colpo è scaturito da un autentico meccanismo di provocazione. La guerra è iniziata anche a causa di interventi e influenze statunitensi sulla formazione dei governi ucraini: li avevo segnalati durante un intervento in plenaria nel corso mio mandato 2014-2019. Se altri Stati avessero condotto operazioni del genere, poniamo, in Messico, gli Stati Uniti sarebbero intervenuti eccome.
Ora i fondi dei PNRR nazionali e fondi strutturali UE (addirittura!) prendono la strada della produzione di armamenti mentre le imprese collassano e ci vogliono anni per ottenere una TAC.
Il M5S si è opposto, negli ultimi tre anni, alla trasformazione bellica dell’Europa. Se vorrete eleggermi al Parlamento europeo, il mio impegno sarà dedicato a costruire un futuro di pace, sia sociale che ambientale.
Non abbiamo paura. I popoli europei sono con noi e hanno bisogno di un soggetto politico, italiano e poi europeo, al quale aggrapparsi per creare una speranza e riportare l’Europa a ciò che era quando è nata: un continente di pace e pacificatore a livello mondiale.