Dal cerotto al pace maker, tutti i dispositivi medici ora in uso potranno rimanere in commercio solo se attraverseranno rapidamente un collo di bottiglia burocratico nato in seno all’Unione Europea.
“Di conseguenza, c’è il serio rischio che in un futuro molto prossimo i pazienti e il personale medico si trovino a fronteggiare una scarsità di questi dispositivi”, avverte l’eurodeputato Dario Tamburrano, M5S, che ha presentato un’interrogazione alla Commissione europea.
In base ad un regolamento UE recentemente entrato in vigore, gli organismi che certificano i dispositivi medici devono innanzitutto accreditare nuovamente se stessi e poi rilasciare una nuova certificazione ad ogni dispositivo medico già in commercio.
“Sono adempimenti molto impegnativi dal punto di vista qualitativo e quantitativo e c’è poco tempo: senza la nuova certificazione, salvo alcune deroghe, i dispositivi ora utilizzati non potranno più essere commercializzati a partire dal 2020”, riassume Tamburrano.
Con l’interrogazione, Tamburrano ha domandato quanti organismi di certificazione hanno completato il nuovo accreditamento e quanti sono i dispositivi medici già in uso che essi dovranno certificare nuovamente. Ha domandato inoltre cosa intende fare la Commissione per evitare che risulti di fatto impossibile reperire dispositivi medici.