Abbiamo partecipato stamattina al Parlamento Europeo all’esame della petizione proveniente dall’Italia per il diritto a sapere esattamente cosa abbiamo nel piatto
L’aspetto oscuro e reticente delle etichette alimentari è salito alla ribalta stamattina al Parlamento Europeo attraverso l’esame della petizione proveniente dall’Italia che chiede di dire basta al cibo falso. Più esattamente, chiede di rivedere le norme in base alle quali non è obbligatorio indicare il Paese di origine dell’ingrediente principale.
Sono intervenuto sottolineando che la libertà del cittadino di scegliere cosa mangiare viene prima della libertà del mercato. Più il cibo viaggia, maggiori sono le emissioni di gas serra. Inoltre gli Stati UE hanno regole diverse a proposito dell’uso di pesticidi e diserbanti: altro fattore del quale i cittadini hanno diritto di tenere conto.
La petizione discussa a Bruxelles è stata lanciata da Coldiretti e dalla Fondazione Campagna Amica. Riguarda un regolamento e il suo regolamento di esecuzione che entreranno in vigore il primo aprile 2020 e che, fra l’altro, potrebbero far decadere l’obbligo, ora vigente in Italia, di indicare l’origine della materia prima sull’etichetta di latte, riso, pasta e pomodoro.
Se non cambierà nulla, dal 2020 si dovrà specificare – anche in termini molto vaghi – solo la provenienza dell’ingrediente principale, e solo nel caso in cui l’origine di un alimento sia espressamente indicata oppure sia richiamata con un logo. Su una confezione di “pasta italiana”, ad esempio, sarebbe sufficiente scrivere che il grano proviene dall’UE, oppure che non proviene dall’UE, o ancora che viene sia da Paesi UE sia da Paesi extra UE: che è esattamente come dire “da tutto il mondo”.
La petizione esaminata oggi a Bruxelles ha aperto la strada all’iniziativa dei cittadini europei intitolata “Eat original. Smaschera il tuo cibo” a sostegno delle etichette alimentari complete e trasparenti. La Commissione Europea sarà obbligata a prendere in considerazione l’istanza se entro il 2 ottobre 2019 saranno raccolte almeno un milione di firme.