Stop cibo anonimo, l’ICE per sapere da dove viene il cibo

Aperta la raccolta delle firme. E’ molto più di una petizione: si tratta di uno strumento istituzionale tramite il quale un milione di cittadini può chiedere all’UE di modificare le sue leggi

L’ICE (Iniziativa dei Cittadini Europei) “Stop cibo anonimo” viene presentata oggi, mercoledì 29 novembre, a Bruxelles. Chiede che sulle etichette dei prodotti alimentari siano obbligatorie le dichiarazioni di origine. Ho appena firmato per dare la mia adesione: potete farlo anche voi qui.

Qui sotto alcuni video della nostra posizione e azione in Parlamento Europeo


Indicare la provenienza del cibo. Cosa chiede l’ICE

L’ICE nasce dalla petizione italiana “Stop al cibo falso” esaminata la settimana scorsa qui al Parlamento Europeo: ma un’ICE è molto più di una petizione. Conosciuta anche con l’acronimo inglese ECI (European Citizens Initiative), è uno strumento istituzionale tramite il quale un milione di cittadini europei può chiedere all’UE di modificare le sue leggi. In questo caso, le richieste sono:

  • rendere obbligatoria l’indicazione del Paese di origine per tutti gli alimenti, trasformati e non trasformati, in circolazione nell’UE, senza deroghe per i marchi registrati e le indicazioni geografiche
  • per quanto riguarda gli alimenti trasformati, rendere obbligatoria l’indicazione di origine degli ingredienti primari quando essi hanno un’origine diversa dal prodotto finale
  • migliorare la coerenza delle etichette, inserendo informazioni armonizzate circa la produzione e i metodi di trasformazione per garantire la trasparenza in tutta la catena alimentare

Etichette del cibo e provenienza. Le regole attuali

Ora è tutt’altro che scontato sapere da dove viene il cibo. Un documento del Centro studi del Parlamento Europeo riassume la situazione complessiva.

A livello UE è obbligatorio soltanto indicare in etichetta l’origine di frutta e verdura fresca, pesce, miele, olio d’oliva, uova e varie carni (bovine, suine, ovine, caprine, pollame). Alcuni Stati membri impongono di indicare in etichetta anche l’origine di altri alimenti: il più delle volte si tratta del latte. In Italia l’origine è obbligatoria non solo per il latte ma anche per il grano duro della pasta, il riso, i pomodori in scatola e alcune salse di pomodoro.

Cosa cambierà nel 2020. “Provenienza UE” e “Provenienza extra UE”

Nel 2020 entreranno in vigore nuove norme (un regolamento e il suo regolamento di esecuzione) in base alle quali bisognerà indicare anche l’origine dell’ingrediente principale  di un alimento: ma solo in alcuni casi e solo in termini molto vaghi.

Sarà obbligatorio indicare in etichetta l’origine dell’ingrediente principale (l’origine di un solo ingrediente!) esclusivamente quando si verificheranno contemporaneamente queste due condizioni: ingrediente principale con provenienza diversa dal Paese d’origine o dal luogo di provenienza dell’alimento; origine dell’alimento espressamente indicata oppure richiamata con un logo. Se è così, basterà dire che l’ingrediente principale è di provenienza UE; oppure di provenienza extra UE; o ancora di provenienza UE ed extra UE.

Questi minimi obblighi non riguarderanno gli alimenti a denominazione d’origine protetta dalla UE (come i prodotti DOP e IGP) o protetta in virtù di accordi internazionali, e neppure riguarderanno i marchi d’impresa registrati che costituiscano un’indicazione dell’origine: per loro, verranno emanate norme successive.

“Stop cibo anonimo” per scegliere cosa mettere nel piatto

“Stop cibo anonimo” vuole permettere ai cittadini di scegliere cosa mettere nel piatto tenendo conto – ad esempio – di quanto un alimento ha viaggiato (il trasporto causa inquinamento ed emissioni di gas serra) e delle regole sull’uso di pesticidi e fitofarmaci, che variano a seconda del luogo di provenienza.

Fra le dieci associazioni che hanno organizzato “‘Stop cibo anonimo” ci sono le italiane Coldiretti e Fondazione Campagna Amica. Le firme per indurre l’UE a rendere più esaurienti le etichette – ripeto il link – si raccolgono qui. E’ necessario godere del diritto di voto e fornire il numero della carta di identità o del passaporto e il nome dell’autorità che ha rilasciato il documento.

Fra un anno, se sarà stato raccolto almeno un milione di firme proveniente da almeno 7 Stati UE, la Commissione Europea (l’unica istituzione che nell’UE può presentare una proposta legislativa) dovrà dare una risposta formale alle richieste del cittadini.

 

 

Condividi sui social networks