E’ la trattativa a porte chiuse che costituisce il cuore del processo legislativo. Una sentenza del Tribunale dell’Unione Europea dispone che i documenti possono essere divulgati. Il Parlamento Europeo ha rinunciato oggi alla possibilità di fare ricorso, ma non è noto l’orientamento di Commissione Europea e Consiglio UE
Non devono essere segreti i documenti del trilogo, il cuore vero del processo legislativo UE che coinvolge Parlamento Europeo, Commissione Europea e Consiglio UE.
Lo stabilisce una sentenza del Tribunale dell’Unione Europea.
Anche il mediatore europeo si era occupato della questione, ma senza ottenere grandi risultati: i documenti del trilogo sono sempre stati riservati agli addetti ai lavori, con possibilità per gli altri di prenderne visione solo a giochi fatti. Oggi, martedì 15 maggio, il Parlamento Europeo ha rinunciato a far ricorso contro la sentenza. Il ricorso potrebbe tuttavia essere presentato da Commissione Europea e Consiglio UE: non si hanno notizie sugli orientamenti di queste due istituzioni.
Il “trilogo” è la trattativa politica a porte chiuse durante la quale prendono forma le leggi dell’Unione Europea.
Funziona così: di fronte ad una proposta legislativa della Commissione Europea, il Parlamento Europeo definisce le modifiche che vorrebbe apportare alla proposta stessa attraverso il voto nelle commissioni parlamentari e in assemblea plenaria. Separatamente, anche il Consiglio UE (l’altro co-legislatore europeo che rappresenta i Governi degli Stati membri) definisce le modifiche a suo avviso necessarie. Le due posizioni, di regola, presentano divergenze significative. Però le leggi UE devono essere approvate separatamente e nell’identica forma sia dal Parlamento Europeo sia dal Consiglio UE. E allora?
E allora c’è il trilogo, appunto: una procedura informale che si svolge a porte chiuse e che è più snella dell’elefantiaco Comitato di Conciliazione contemplato dai trattati europei.
Al trilogo (“dialogo a tre”) partecipano rappresentanti del Parlamento Europeo, del Consiglio UE e della Commissione Europea. Ci si scambiano proposte di compromesso finché non si trova un accordo. Il processo decisionale UE torna in superficie solo quando il testo uscito dal trilogo viene pubblicamente e formalmente approvato dal Parlamento Europeo e dal Consiglio UE.
Dato che il trilogo (almeno finora) è segreto, nessuno può sapere chi avanza le proposte di compromesso, come sono formulate, l’evoluzione che esse subiscono durante la trattativa, la parte che ciascun protagonista del trilogo ha in questa evoluzione.
Traduzione: i cittadini non possono sapere cosa succede durante la fase chiave del processo legislativo. Non possono sapere nemmeno come si comportano i parlamentari europei che partecipano ad un trilogo, anche se il Parlamento Europeo è l’unica istituzione UE eletta a suffragio universale.
Un buco nero che inghiotte la democrazia.
Tuttavia, a nostro avviso, sarebbe il caso di far luce anche su altri buchi neri della democrazia nell’UE. Per quanto riguarda i deputati del Parlamento Europeo, ci riferiamo ad esempio alle riunioni in cui relatore e relatori ombra prendono le decisioni relative alla posizione da tenere durante un trilogo, oppure alle riunioni dei coordinatori durante le quali si compiono scelte fondamentali relative al lavoro ed al funzionamento delle commissioni parlamentari.
Un altro piccolo esempio: il voto con il quale la commissione parlamentare Giuridica ha rinunciato oggi a ricorrere contro la sentenza del tribunale sul trilogo era cripticamente iscritto all’ordine del giorno come “Controversie di cui il Parlamento è parte (articolo 141)”, senza nessun elemento tale da consentire a un comune mortale di capire cosa esattamente fosse in discussione e la sua importanza.
Non possiamo inoltre mostrarvi il video dell’intervento con cui la collega Laura Ferrara, qualche giorno fa, in commissione Giuridica ha appassionatamente difeso la necessità di non far ricorso contro la sentenza sul trilogo perché la seduta – considerata “delicata” – si è svolta a porte chiuse.