Il consumo di gas é in diminuzione, i gasdotti per importarlo sono utilizzati solo in parte ma l’Unione Europea continua a volerne (e a finanziarne) di nuovi. Lettera al commissario Šefčovič.
E’ due volte alla ribalta in questi giorni l’inutile e dannosa bulimia infrastrutturale dell’UE in materia di gasdotti in generale e di TAP in particolare:
- il commissario europeo Šefčovič domani sarà in Azerbaijan per parlare del “Corridoio Sud”, il gasdotto che dovrebbe consentire all’UE di attingere dai mitologici giacimenti nella zona del Mar Caspio come Shah Deniz a partire dal 2020. Il TAP rappresenta l’estrema propaggine occidentale del “Corridoio”, quella che va dalla Grecia alla Puglia: noi abbiamo scritto una lettera a Šefčovič chiedendogli di fermare il progetto.
- alla fine della scorsa settimana l’UE ha deciso di spendere altre paccate di soldi pubblici per contribuire a infrastrutture relative all’energia che in gran parte sono legate all’uso dei combustibili fossili (TAP compreso). Qui sotto, lo schema del “Corridoio” dall’Azerbaijan alla Puglia di cui il TAP fa parte.
Eppure l’UE non ha bisogno di nuovi gasdotti, anche se continua ostinatamente a progettarli e foraggiarli. I motivi sono due:
- il consumo di gas nell’UE é in diminuzione (in base ai dati più recenti é tornato ai livelli del 1995-96);
- i gasdotti e i rigassificatori già esistenti attraverso i quali il gas ora arriva nell’UE sono sfruttati, rispettivamente, appena per il 58% e per il 32%. E questo è uno dei segreti meglio custoditi d’Europa…
L’UE giustifica di aver bisogno di più gasdotti perché identifica la sua sicurezza energetica con la possibilità di importare combustibili fossili da un gran numero di fornitori e attraverso un gran numero di rotte commerciali. Riteniamo che questa politica sia un grave errore. Questa strategia rende infatti l’UE comunque sempre soggetta a possibili ricatti energetici e non le offre riparo rispetto alle fluttuazioni dei prezzi e alle eventuali situazioni di penuria per motivi geopolitici. La vera sicurezza energetica, non ci stancheremo mai di affermarlo (e la storia ci darà ragione) consiste nell’indipendenza energetica. L’UE – povera di combustibili fossili – può raggiungerla solo attraverso le energie rinnovabili, l’efficienza energetica, il risparmio energetico, gli stoccaggi e le reti intelligenti.
Se i soldi pubblici dissipati in gasdotti e affini fossero spesi per perseguire la sicurezza energetica attraverso l’indipendenza energetica, allora si che questa sarebbe vera sicurezza, stabile e a tutto campo!
Al contrario le istituzioni europee, nel periodo 2014-20, mettono sul piatto 1,6 miliardi per realizzare nuovi gasdotti e oleodotti e altri miliardi arrivano dalle banche legate all’UE e dagli Stati membri. I finanziamenti UE erogati solo la scorsa settimana per infrastrutture relative all’energia sono pari a 444 milioni. Riguardano 18 progetti nell’ambito del programma CEF (Connetted Europe facility). Il gasdotto TAP riceve 14 milioni destinati al recupero dei reperti archeologici rinvenuti lungo il tracciato.
Il TAP é un progetto particolarmente controverso: e il riferimento non é solo ai pugliesi che non lo vogliono perché rovina la loro costa senza portare nulla in cambio. Proprio oggi un gruppo di ONG ha pubblicato un rapporto sul ginepraio di guai cui rischiano di cacciarsi i finanziatori. Agli appalti del TAP sono legati scandali e corruzione. Allargando lo sguardo all’intero “Corridoio Sud”, poi, si può notare che la diplomazia europea al caviale tende a chiudere gli occhi di fronte alle violazioni dei diritti umani commessi dalla petrocrazia che governa l’Azerbaijan e che vede nel gasdotto da Shah Deniz alla Puglia un elemento chiave per restare al potere.
Domani 23 febbraio in Azerbaijan si riunirà il Consiglio Consultivo per il Corridoio Sud del Gas. Ci saranno i ministri degli Stati UE toccati dal corridoio e il vicepresidente della Commissione Europea Maroš Šefčovič, che si occupa di energia. Insieme alla collega Rosa D’Amato e ad altri eurodeputati, gli abbiamo indirizzato una lettera (qui sotto la traduzione italiana) in cui gli chiediamo una moratoria sul progetto in attesa di valutare le sue ripercussioni sul clima (l’impiego del gas contribuisce all’effetto serra), di garantire il rispetto dei diritti umani in Azerbaijan e di assicurare la piena trasparenza del progetto ed il coinvolgimenti delle comunità locali.
Le tre questioni non esauriscono certo i problemi legati al Corridoio Sud e al TAP: sono semplicemente quelle su cui é più facile trovare un terreno comune all’interno delle istituzioni europee. Ecco il testo della lettera.