Le “Economie Collaborative” nell’UE. Una galassia da normare. Il M5S c’è.

Da Freecycle a Uber, una realtà variegata che l’UE si accinge a definire e normare. Il M5S Europa relatore di un parere con valore di indirizzo politico

Il 12 gennaio ho presentato alla commissione ITRE del Parlamento Europeo (industria, ricerca, energia) la bozza del parere sull’economia collaborativa di cui siamo relatori per il M5S Europa. L’economia collaborativa é una galassia di recente formazione il cui minimo comune denominatore consiste nella condivisione di risorse altrimenti inutilizzate o sotto utilizzate e nell’uso di piattaforme digitali grazie alle quali le persone si scambiano beni e servizi riducendo al minimo l’intermediazione.

In questa galassia tendono a svanire distinzioni come quelle fra fornitore e consumatore o fra lavoratore dipendente e lavoratore autonomo e sono numerose le zone grigie dominate dall’incertezza normativa e fiscale. La Commissione Europea ha presentato alcuni mesi fa una comunicazione con i suoi orientamenti di massima per le future proposte legislative, in vista delle quali il Parlamento Europeo sta svolgendo un ruolo di indirizzo politico.

L’etichetta “economia collaborativa” viene applicata a realtà molto diverse: da Freecycle (oggetti inutilizzati offerti in regalo) a business ormai colossali come Uber (noleggio di auto con conducente), Airbnb (affitto di appartamenti o stanze per le vacanze), Taskrabbit (lavoretti occasionali a 10 dollari lordi l’ora). Secondo uno studio del Parlamento Europeo, l’uso più efficiente delle risorse altrimenti inutilizzate che ad essa é legato é in grado di generare vantaggi per l’economia UE pari a 572 miliardi di euro all’anno.

Nella bozza di parere che come relatore ho presentato alla commissione ITRE abbiamo insistito sulla necessità di costruire un quadro normativo per le Economie Collaborative (al plurale) basato su questi principi:

  • garantire che le politiche e la legislazione dell’UE siano compatibili con uno scenario in dinamica evoluzione e contemporaneamente offrano offrano la giusta certezza giuridica;
  • favorire la connettività e l’alfabetizzazione digitale, supportando gli imprenditori europei e incentivando gli hub dell’industria 4.0;
  • trovare l’equilibrio fra gli spazi di libertà necessari per far fiorire l’innovazione e la protezione di consumatori, lavoratori, consumatori-produttori (workpreneurs), ambiente, fiscalità;
  • ridefinire e se del caso modernizzare i concetti di “lavoro”, “lavoratore”, “servizio”, “prestatore di servizi”;
  • fornire garanzie ai clienti;
  • stabilire sinergie per la coesistenza con i modelli imprenditoriali tradizionali;
  • aprire spazi non esclusivi orientati alla sperimentazione.

Ora gli eurodeputati della commissione ITRE hanno la facoltà di presentare emendamenti alla nostra bozza di parere. Verranno messi al voto e quelli approvati modificheranno il testo da noi redatto. La versione definitiva sarà inviata alla commissione parlamentare IMCO (mercato interno e protezione dei consumatori), incaricata di redigere la relazione sull’economia collaborativa che verrà sottoposta al voto dell’assemblea plenaria.

Foto