“Agricoltura di precisione”. Robot e software scendono in campo.

Uno studio del Parlamento Europeo fa il punto sulla trasformazione a base di elettronica e automi. Sorge la necessità assoluta di avvalersi di sistemi operativi e tecnologie aperte e non proprietarie.

Aggiornamento: la traduzione italiana dello studio che ho chiesto affinché possa meglio circolare nel nostro Paese, é pronta ed è scaricabile qui.

Cosa potrà mai dirci al momento esatto se le fragole nel campo siano mature o le rose prossime allo sbocciare o alla malattia? Come rimuovere efficacemente le erbacce infestanti per dedicare il proprio tempo alle cose davvero importanti? La condizione necessaria affinché il fiorire delle tecnologie possa essere gentile, realmente e stabilmente al servizio della collettività, è che esse siano liberamente disponibili, sotto il controllo stretto di una comunità ben formata, interconnessa e vigile.
Altrimenti il dominio su di noi diverrà progressivamente completo e non avremo più di che nutrirci adeguatamente, se non ad un prezzo che pochi saranno nelle condizioni di poter pagare.

L’agricoltura potrebbe trasformasi in agricoltura di precisione basata su tecnologia, software e robot. E’ una delle tante manifestazioni possibili, questa volta in campo agricolo della IoT, l’Internet of Things (Internet delle Cose). In questo scenario, sensori elettronici applicati al suolo e ai vegetali o in volo con piccoli droni raccolgono miriadi di dati (posizione, crescita e maturazione delle colture, temperatura, umidità…) in base ai quali i software impartiscono ordini ai robot e ai droni affinché ad ogni pianta venga somministrata nel momento migliore la qualità e quantità più adatta di pesticidi, acqua e fertilizzanti: risultati massimizzati, impiego di risorse naturali e dispersione di sostanze inquinanti ridotte al minimo, abolizione della fatica umana. Una agricoltura siffatta, pur se appunto assai tecnologica, potrebbe in effetti prendersi cura della singola pianta, in maniera simile a come i nostri espertissimi e laboriosi contadini di una volta facevano prima dell’avvento dell’agricoltura industriale. Al confronto, impallidisce la rivoluzione verde degli Anni 50 basata su chimica, meccanizzazione e selezione genetica delle colture.

Ma vi è più di un possibile pericoloso rovescio della medaglia. Innazitutto anche in questo settore nel bene o nel male si riduce ai minimi termini la necessità del lavoro umano come ho già evidenziato nel mio intervento durante la presentazione dello studio.

video integrale incontro qui

Ma c’é un altro punto ancora più importante: di chi sono i dati generati dai sensori, di chi sono i software senza i quali l’agricoltura di precisione non esiste?

Due possibilità. La prima, quella che si sta manifestando: dati e software appartengono a grandi piattaforme che li vendono agli agricoltori. La seconda, quella più opportuna: sono aperti, liberi, scambiabili. E’ il bivio fondamentale di fronte al quale l’UE deve prendere una decisione. Tutto il resto è già chiaro ed è riassunto in uno studio pubblicato in dicembre dallo STOA e dedicato all’agricoltura di precisione. E’ disponibile on line (c’è anche un allegato tecnico) anche nella traduzione italiana da me richiesta. Lo STOA del Parlamento Europeo (Science and Technology Options Assessment) costituisce una sorta di  ponte fra la politica e la comunità scientifica per portare nella politica il lievito della scienza; Tiziana Beghin ed io ne facciamo parte per il M5S Europa.

Lo studio dello STOA offre una panoramica sugli aspetti dell’agricoltura di precisione che già sono sviluppati e disponibili. Si tratta ad esempio di trattori senza conducente che ottimizzano i percorsi di arature, semine e simili grazie al GPS; robot in grado di raccogliere selettivamente frutti ed ortaggi man mano che arrivano a maturazione o capaci di riconoscere ed estirpare le erbacce; sensori in grado di rilevare i prodromi delle patologie prima che si manifestino in forma evidente all’agricoltore; e attrezzature che automaticamente somministrano pesticidi, concimi, irrigazione solo nei punti esatti del campo in cui servono ed esattamente nelle dosi necessarie. Il risparmio di risorse (fitofarmaci, acqua, carburante…) é pari, a seconda dei casi, al 10-30%. A livello globale, si stima che nel 2014 il mercato di attrezzature e software per l’agricoltura di precisione fosse pari a 2,3 miliardi di euro con un trend di crescita annua del 12% fino al 2020.

Fin qui i dati di fatto riassunti dallo STOA. Il contributo che come Deputato europeo M5S ho fornito durante la discussione avvenuta dopo la presentazione dello studio, sottolinea che la “crescita” va a braccetto con l’innovazione, ma la politica deve favorirla facendo sì che essa si fondi su tecnologie e dati aperti e liberi: é un concetto generale valido anche per l’agricoltura di precisione, i suoi software e le relative attrezzature.

Il motivo? Perché l’innovazione fiorisca e fruttifichi é necessario far germogliare una nutrita quantità di idee e di progetti, dei quali solo pochi si affermeranno dimostrandosi davvero funzionali.

Gli agricoltori (soprattutto se si tratta di piccole aziende, come in Italia) possono affrontare il salto in avanti solo se non corrono il rischio che i loro investimenti in attrezzature, possano presto rivelarsi non sufficientemente funzionali od obsoleti, perché in questo caso si troverebbero in mano solo un pugno di mosche e tanti conti da pagare. E l’innovazione ha maggiori possibilità di sostanziarsi se gli agricoltori non sono solo utilizzatori passivi ma anche ideatori e sviluppatori in grado, ad esempio, di creare o modificare software ed attrezzature.

Questo tuttavia é solo il primo passo: necessario ma non sufficiente. L’obiettivo é arrivare ad un quadro normativo che permetta di sviluppare un’agricoltura resiliente in grado di affrontare non solo la grande onda di rivoluzione tecnologica in arrivo ma anche cambiamenti climatici e riduzione delle risorse. E’ necessario un nuovo approccio in grado di legare all’agricoltura i giovani intelligenti e motivati e di evitare che le grandi società dominino il settore; in grado di garantire la sicurezza alimentare e la qualità del cibo; di preservare territorio ed ambiente.

Queste riflessioni sono anche contenute in una mia lettera inviata al panel STOA: la potete leggere qui sotto in calce tradotta in italiano o meglio in originale inglese. Nella lettera sollecito ad agire nella sfera politica per mettere a punto gli strumenti in grado di affrontare e di governare nel modo giusto la grande trasformazione che l’agricoltura ha di fronte.


Caro Presidente, caro Paul, cari colleghi… [omissis]… 

La rivoluzione tecnologica in agricoltura sottolinea alcune necessità da tenere in considerazione nella prospettiva dell’Unione Europea.

Secondo la mia visione, la cosa più importante è la promozione di tecnologie aperte e non proprietarie. Questo è valido per molti campi tecnologici nel nostro mondo in così rapida trasformazione, ma mi soffermerò brevemente sul perché ciò sia particolarmente importante per l’agricoltura.

SOFTWARE
Un modello “open” è necessario per quanto concerne sia il software che i dati. Gli input e output dell’agricoltura di precisione (ad esempio i dati raccolti ed elaborati del tempo o della quantità di acqua o fertilizzanti da somministrare a ogni singola pianta) dovrebbero essere accessibili al pubblico e in formati scambiabili, assicurando l’interoperabilità, evitando di rimanere bloccati nell’uso di un sistema software o di un altro.

EVITARE DI PUNTARE SUL CAVALLO SBAGLIATO
Le ragioni principali per perseguire ciò sono due: se vorremo stimolare l’innovazione in Europa, sarà necessario sviluppare una pluralità di strumenti poiché alcuni di essi prospereranno, molti altri non avranno successo, e in ogni caso tutti quelli che sopravvivranno avranno bisogno di interagire frequentemente tra loro. 

Se vogliamo che i nostri contadini intraprendano questo passo in avanti, e optino per un modello tecnologico, hanno bisogno di farlo senza esser spaventati dai rischi dello “scommettere sul cavallo sbagliato”, e di dover iniziare di nuovo da capo tra pochi anni a dover sopportare costi fuori portata. Questo è soprattutto importante se si prende in considerazione la struttura della proprietà terriera che caratterizza l’Europa e dalle scarse risorse economiche che hanno molti dei nostri agricoltori.

HARDWARE
Oltre i dati e il software, è necessario che siano “open” (aperti e disponibili e non proprietari) anche gli standard, i manuali, i componenti e i progetti per la parte hardware (robot, droni, sensori, qualunque cosa si voglia aggiungere alla lista). Questo è essenziale per aiutare le medie, piccole e micro imprese. Per dargli la possibilità, non solo di essere utenti, ma anche per osare a essere programmatori e sviluppatori (software ed hardware). Sono coloro, uomini e donne, che conoscono il terreno, che devono essere adeguatamente formati (tutti questi problemi devono diventare urgentemente una parte importante dei curriculum delle scuole professionali agrarie, delle facoltà universitarie e di altre simili istituzioni simili), e che devono spingere avanti sistemi decentralizzati autonomi, in cui siano in grado di agire con la massima libertà così da usare i loro hardware, da mantenerli e ripararli, da trasformarli/adattarli, da integrarli con altri pezzi/sistemi, e persino da usarli come base per sviluppare qualcosa di nuovo, individualmente o più probabilmente in cooperazione con altri (con i vicini nei campi confinanti, o anche con dei contadini europei a duemila chilometri di distanza). Tutti questi bisogni possono essere sintetizzati nel motto “innovate!” per lavorare insieme al fine di evitare le chiusure e gli acuti rischi economici cui accennavo nel paragrafo sul software e i dati.

OLTRE LE IDEOLOGIE E I MODELLI ECONOMICI/DI PRODUZIONE DEL XX SECOLO
Il punto fondamentale è che qui non possiamo più permetterci di pensare ideologicamente. Dobbiamo sviluppare politicamente e legislativamente un sistema resiliente che sia in grado di affrontare con successo non solo il cambiamento climatico e la diminuzione di disponibilità di risorse naturali, ma anche la grande ondata di sviluppo tecnologico in arrivo. Questo approccio non è né di sinistra né di destra. Questo è quindi un appello a un nuovo approccio che deve essere in grado di raggiungere simultaneamente diversi ambiziosi obiettivi: mantenere i nel settore agricolo i giovani intelligenti e motivate; evitare di lasciare il dominio del settore a grandi potenze straniere (governi e/o multinazionali); garantire la qualità, salubrità e sicurezza di approvvigionamento del cibo; conservare il territorio e l’ambiente; e molto altro ancora…
Strumenti per materializzare questo progetto? Sono aperto alle vostre idee, dal momento che avete molta più esperienza di me. Un’Agenzia Europea? Una Carta per l’Agricoltura Europea? Una combinazione mirata e sinergica degli strumenti già esistenti (H2020, Fondi strutturali, PAC)?

Spero che lo STOA sia in grado, con la sua unica prospettiva trasversale e il suo prestigio riconosciuto all’interno del PE, di influenzare significativamente questa iniziativa. Vi prego di considerare queste poche righe stese rapidamente come un umile granello di sabbia che vuole contribuire ai nostri comuni interessi.

Cordialmente, 
Dario Tamburrano

Foto

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