Bocciato il tentativo di chiedere il parere della Corte Europea di Giustizia sul CETA, il trattato con il Canada fratello del TTIP che è di fatto una riforma istituzionale nascosta.
PS Come hanno votato gli italiani in fondo al post
La maggioranza dell’Europarlamento non vuole nè vedere, nè sentire, nè parlare: teme il parere della Corte Europea di Giustizia sulla legalità del CETA, l’accordo commerciale con il Canada che in realtà costituisce una riforma istituzionale nascosta e che ormai è prossimo all’entrata in vigore. La richiesta di un parere della Corte oggi é stata respinta dall’assemblea riunita a Strasburgo: 419 no e 258 sì, fra i quali quelli (ovviamente) di noi del M5S.
Ci sono seri dubbi sulla compatibilità fra il CETA ed il diritto europeo, soprattutto perché esso contiene la clausola ICS che consente agli investitori di rivolgersi a tribunali privati per far causa allo Stato in caso di provvedimenti pubblici contrari al loro interessi. Sostanzialmente, “ICS” é un modo per indicare la più nota clausola ISDS. Essa può ledere l’autonomia dell’ordinamento giuridico dell’UE e in particolare i poteri dei tribunali degli Stati membri.
Vari pareri legali hanno evidenziato l’incompatibilità fra il CETA ed il diritto europeo: tra i tanti, quello dell’associazione legale ambientalista Client Earth. Perfino la Commissione Europea ha evidenziato l’incompatibilità in un rapporto del 2013 (vedere a pag.11), anche se poi ha cambiato idea senza renderne pubbliche le ragioni. Il Servizio Giuridico del Parlamento Europeo, all’inizio di quest’anno, ha giudicato l’ICS-ISDS compatibile con il diritto europeo, ma Client Earth ha ribattuto punto su punto.
Questioni di giuristi che devono essere decise da giuristi. Di qui la richiesta di 89 europarlamentari di vari schieramenti – fra cui tutti noi del M5S – di sollecitare il parere della Corte Europea di Giustizia: noi siamo contrari al CETA, ma stavolta non si trattava di dire sì o no al CETA. Si trattava solo di verificare la legalità del trattato.
Ma i palazzi del potere hanno paura che il CETA venga analizzato: più se ne parla, più viene alla luce che esso contiene un siluro puntato contro il principio di precauzione, indebolisce la sicurezza alimentare, manda al macello la nostra agricoltura, fissa amplissimi margini per l’intervento privato in servizi come acqua, scuola e salute, detta i criteri per il rilascio di permessi e licenze relative a tutte le attività economiche.
Hanno tanta paura che se ne parli al punto che la conferenza dei presidenti dei gruppi europarlamentari, dominata dal grande inciucio europeo fra centrodestra (PPE) e centrosinistra (SD), non ha voluto mettere all’ordine del giorno neanche il dibattito sull’opportunità di chiedere il parere della Corte di Giustizia: ci ha costretti a votare e basta. L’aula lunedì pomeriggio ha respinto, seppur di stretta misura (184 no e 170 sì) il tentativo di inserire ugualmente la discussione nell’agenda dei lavori.
Così abbiamo potuto votare, ma senza aprir bocca. Il tabellone elettronico (foto qui sotto) mostra che il PPE, centrodestra, è stato quasi graniticamente compatto nel rifiutare il parere sul CETA della Corte di Giustizia; gli S&D (centrosinistra, fra cui il PD) hanno votato tendenzialmente nello stesso modo, seppur con alcune defezioni.
Tutti costoro hanno paura di sapere se ciò che evidentemente si apprestano a fare – dire di sì all’entrata in vigore del CETA – è legale oppure no.
A questo, oggi, sono ridotte le istituzioni europee.
COME HANNO VOTATO GLI ITALIANI
Ecco come hanno votato gli italiani (tutti i deputati di ogni paese membro a Pagina 4)
A favore
EFDD: Adinolfi, Affronte, Agea, Aiuto, Beghin, Borrelli, Castaldo, Corrao, D’Amato, Evi, Ferrara, Moi, Pedicini, Tamburrano, Valli, Zanni, Zullo (tutti);
ENF: Bizzotto, Borghezio, Ciocca, Fontana, Salvini (tutti);
GUE: Forenza, Maltese, Spinelli (tutti);
S&D: Benifei, Briano, Caputo, Cofferati, Cozzolino, Gasbarra, Gentile, Panzieri, Schlein, Viotti (10 su 30)
Contro
ECR: Fitto, Sernagiotto (tutti);
PPE: Cesa, Cicu, Cirio, Comi, Dorfman, Gardini, La Via, Martusciello, Maullu, Mussolini, Patriciello, Pogliese, Salini, Tajani (14 su 15; assente Matera);
S&D: Bonafé, Bresso, Chinnici, Costa, Danti, De Monte, Giuffrida, Gualtieri, Kyenge, Morgano, Mosca, Paolucci, Picierno, Pittella, Sassoli, Toia, Zanonato, Zoffoli (18 su 30; assenti Bettini e De Castro)