Pluralismo? All’UE va bene una RAI ridotta a TeleRenzi

Assoggettata al Governo. Alla faccia del pluralismo, in Italia e in Polonia la tv di Stato ha subito lo stesso trattamento. L’UE ha reagito in due modi diversi: ha aperto un’indagine sul rispetto dello stato di diritto in Polonia e ha risposto (si fa per dire…) con una formidabile serie di parole vuote alla nostra interrogazione sulla cosiddetta riforma che ha trasformato la RAI in TeleRenzi. A pensar male si fa peccato ma si azzecca: in Polonia é salito al potere un partito definito euroscettico perché fra l’altro promette più welfare e una ridistribuzione del reddito, alla faccia dell’austerity e dei “ce lo chiede l’Europa” ai quali é prono il Renzi nostrano: lui é tutto neoliberismo e spot mentre la povertà é diventata un’emergenza sociale.

Dopo la cosiddetta riforma RAI del gennaio scorso, l’emittente italiana di stato non é più del Parlamento e dei partiti ma del Governo: é l’assemblea dei soci, dunque il ministero del Tesoro, a  scegliere l’amministratore delegato cui spettano le nomine dei direttori delle reti televisive e delle testate giornalistiche, ovvero dei tg, praticamente ridotti come ai tempi dell’istituto LUCE. In Polonia il Governo entrato in carica in autunno ha fatto esattamente la stessa cosa: coloro che ricoprono ruoli di alto livello alla tv pubblica vengono scelti dal ministero del Tesoro.

Di fronte a questa novità e alla riforma della corte costituzionale polacca, l’UE ha messo sotto inchiesta la Polonia, aprendo una procedura che può portare alla sospensione del suo diritto di voto in seno al Consiglio Europeo. Gli sviluppi sono attesi dopo Pasqua.

A proposito della tv di Stato polacca, il primo vicepresidente  della Commissione Europea, Frans Timmermans, ha detto di fronte al Parlamento Europeo che la libertà dei media ed il pluralismo sono “strettamente legati ai diritti fondamentali, in particolare alla libertà di espressioone”. Parole sante. In Italia abbiamo esattamente lo stesso problema della Polonia. Lo abbiamo segnalato alla Commissione Europea in un’interrogazione che abbiamo firmato insieme ad altri due eurodeputati M5S, Isabella Adinolfi e Fabio Massimo Castaldo.

La risposta fornita dalla Commissione Europea, sempre che si possa definire “risposta” un tal cumulo di vuota prosa, recita: “Spetta agli Stati membri stabilire le modalità di governance ed effettuare le scelte strategiche per il proprio servizio pubblico radiotelevisivo (…) Nell’ambito delle sue competenze, la Commissione mira a garantire il rispetto della libertà e del pluralismo dei media sanciti dalla Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. Ai sensi dell’articolo 51, paragrafo 1, le disposizioni della Carta si applicano agli Stati membri esclusivamente nell’attuazione del diritto dell’Unione. Pertanto, la Commissione non può formulare raccomandazioni specifiche sul finanziamento o la governance delle emittenti pubbliche”.

Traduzione: il Governo italiano può fare quel che vuole della tv pubblica italiana. Si sono dimenticati di spiegare perché questa regola, ammesso che nell’UE esista, vale per l’Italia ma non per la Polonia.

Foto (rielaborata)

 

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