Parlamento Europeo: nasce intergruppo sui Beni Comuni

Qui a Bruxelles stiamo cercando di introdurre nell’azione politica dell’UE il concetto di “beni comuni” e la loro difesa: un tema che finora i politici hanno accuratamente evitato ma che é molto sentito dai cittadini e dalla cosiddetta società civile. Basti pensare al concetto di “acqua bene comune”, e dunque non privatizzabile, che in Italia ha condotto al vittorioso referendum del 2011 e che, a livello UE, ha portato nel marzo 2014 al primo successo di un’ “iniziativa dei cittadini europei” inducendo una pur riluttante Commissione Europea ad escludere dalle regole del mercato l’acqua e la gestione delle risorse idriche.

Per la prima volta al Parlamento Europeo si é formato un intergruppo “Beni Comuni e Servizi Pubblici”. Io ne sono uno dei promotori, oltre che vicepresidente per il settore di attività relativo ai beni comuni. Un intergruppo é essenzialmente un’occasione per coagulare attorno ad un tema comune deputati che appartengono a diversi gruppi politici. Il primo meeting si é svolto la settimana scorsa (12 febbraio 2015): attraverso questo blog vi aggiornerò sui lavori e sui risultati.

Introdurre i Beni Comuni nell’azione politica di questa Unione Europea equivale a pedalare in salita. Significa sottrarre terreno all’economia che mira al profitto di pochi per fare spazio invece all’economia che punta ad una prosperità diffusa. Significa andare controcorrente rispetto al mercantilismo talebano e alle fanatiche privatizzazioni che costituiscono dogmi di fede per la Commissione Europea. Ma pedalare in salita é necessario, dal momento che l’osservanza di questi dogmi ha prodotto risultati fallimentari. L’attuale momento storico é caratterizzato dalla crisi delle risorse: sono sempre meno abbondanti e sempre più difficili da estrarre. Solo la difesa dei Beni Comuni e il loro uso saggio e parsimonioso può preservare il genere umano dai conflitti e dalle guerre per l’accaparramento delle risorse residue.

Ma cosa sono esattamente i Beni Comuni, quali caratteristiche li accomunano, quale è la loro definizione e quale la differenza rispetto ai beni pubblici? E’ il primo punto su cui lavorerà l’intergruppo, dal momento che diversi Paesi europei ne hanno dato  diverse definizioni”. In Italia, ad esempio, un disegno di legge morto e sepolto con la XVI legislatura e con le elezioni politiche del 2008 ha tentato di definire i Beni Comuni come quelli che “esprimono utilità funzionali all’esercizio dei diritti fondamentali nonché al libero sviluppo della persona”: ad esempio, le risorse naturali ed i beni ambientali e culturali. Ma anche internet per certi versi é un bene comune…

E poi: come vanno usati i Beni Comuni, e chi può (o deve) gestirli? Da questa domanda nasce il secondo tema di lavoro dell’intergruppo: mappare le esperienze europee relative ai diversi tipi di Beni Comuni per consentire la creazione di un network di contatti fra queste realtà e soprattutto per identificare le pratiche utili ad elaborare strategie sociali, politiche e legali.

Infine c’é il lavoro più concreto pratico. Cercheremo di capire le ripercussioni sui Beni Comuni dei trattati commerciali in corso di negoziazione come il TTIP e il TISA, proporremo emendamenti nell’ambito dei vari processi legislativi europei, organizzeremo eventi, coinvolgeremo studiosi e ricercatori: faremo, insomma, tutto ciò che é necessario per portare  i Beni Comuni e la loro salvaguardia all’interno delle politiche della UE.

La prima riunione dell’intergruppo sui beni comuni si è svolta a Strasburgo, parallelamente all’assemblea plenaria convocata durante la scorsa settimana. Ecco il mio intervento, volutamente breve dato che la riunione si è tenuta a Strasburgo mentre era in corso l’assemblea plenaria e avevamo in questa specifica occasione tempi ristretti.

“Credo che quella dei Beni Comuni e dei Servizi Pubblici sia una delle sfide fondamentali che l’Unione Europea debba intraprendere. Ritengo, e molti di noi ritengono che in questo periodo storico l’Unione Europea stia degenerando verso un’impostazione esclusivamente mercantilistica, basata quindi sul mercato e sulla privatizzazione. Credo che il nostro compito sia quello di opporsi a questo processo le cui conseguenze sono evidenti in quei Paesi in cui i processi di privatizzazione siano andati avanti e sono a mio parere del tutto fallimentari. Credo anche che il concetto di Bene Comune e di difesa del Bene Comune sia una sfida fondamentale in questo secolo in cui i limiti delle risorse portano all’esacerbazione dei conflitti per l’accaparramento delle risorse residue. E’ quindi necessario stabilire quali siano i Beni Comuni, nazionali e dell’Umanità che non possano essere privatizzati, ma difesi e sfruttati con la massima saggezza e parsimonia.”


COMPOSIZIONE DELLA PRESIDENZA DELL’INTERGRUPPO

PARTE BENI COMUNI
·         Co-President – Marisa Matias, Portogallo, Bloco de Esquerda – GUE/NGL
·         Vice-President – Dario Tamburrano, Italia , Movimento 5 Stelle, EFDD
·         Vice-President – Ernest Urtasun, Spagna – Iniciativa per Cataluny – Greens/EFA
·         Vice-President – Sergio Cofferati, Italia – Indipendente, S&D
·         Vice-President –  Agnes Jongerius, Olanda – Partij van de Arbeid, S&D
PARTE SERVIZI PUBBLICI
·         Co-president- Jean-Paul Denanot,Francia – Parti socialiste, S&D
·         Vice-President – Simon Peter, Germania – Sozialdemokratische Partei Deutschlands, S&D
·         Vice-President – Monika Vana, Austria – Die Grünen – Die Grüne Alternative. Greens/EFA
·         Vice-President – Georges Bach, Lussemburgo – Parti chrétien social luxembourgeois, PPE
·         Vice-President – Izaskun Bilbao Baracandica, Spagna – Partido Nacionalista Vasco, ALDE


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