La traduzione in italiano di “La democrazia energetica in Europa” viene pubblicata sul web per la libera e gratuita condivisione in rete, in un momento in cui nelle istituzioni della UE si va facendo accesa la discussione sulla Strategia di Sicurezza Energetica Europea e sull’Unione Energetica Europea. Le linee si azione espresse da Commissione Europea e Consiglio Europeo sono oggi note mentre la posizione della Commissione Europarlamentare competente (Commissione Energia, Industria, Ricerca e Telecomunicazioni), è al momento ancora in via di definizione. Ancora non prevedibile è la posizione che assumerà nei prossimi mesi il Parlamento Europeo quando il tema verrà affrontato e votato in seduta plenaria.
Se si va oltre ai proclami annunciati e si va ad analizzare i progetti prioritari e concreti che sono al momento sul tavolo, questa Unione Energetica si vorrebbe realizzare in primis con la moltiplicazione di mega infrastrutture calate dall’alto per assicurare l’approvvigionamento da una pluralità di potenziali fornitori di grandi quantità di combustibili fossili. In questo modo si assume che la sicurezza energetica continentale ne sia incrementata grazie all’aumento dei fornitori e alla libera circolazione dell’energia all’interno dell’UE che troverebbe la minima difficoltà ad adeguarsi alle note leggi del mercato e del profitto. In automatico ne dovrebbe discendere un aumento della resilienza complessiva del sistema energetico europeo.
In questa visione che si basa su presupposti perlomeno discutibili, le energie rinnovabili, assumono importanza esclusivamente perché consentono all’Unione Europea di produrre energia e dunque di ridurre le importazioni. Le rinnovabili vengono sostanzialmente messe sullo stesso piano di altre forme ben differenti di energia indigena, come:
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lo sfruttamento dello shale gas da parte degli Stati che hanno (o ritengono di avere) formazioni geologiche promettenti;
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l’avvio di trivellazioni ovunque esista una minima quantità di riserve fossili – anche in aree popolate o di inestimabile e unico valore turistico, paesaggistico, agricolo o di biodiversità;
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l’energia nucleare.
Per evitare quanto detto, riteniamo che un’altra forma di unione energetica, e una differente strategia di sicurezza energetica siano, non solo possibili, ma anche più giuste e più resilienti.
“La democrazia energetica in Europa”, fornisce l’ABC alla base di questo differente modello e ne consente di conoscere alcune delle sue pionieristiche implementazioni locali. Il modello alternativo prevede che:
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le decisioni che modificano la vita delle persone siano prese in forma partecipativa senza che siano guidate dalla logica del profitto;
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la produzione di energia non incida su salute, ecosistemi e indipendenza politica delle popolazioni;
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a tutti, nessuno escluso, venga assicurato l’accesso ad una sufficiente quantità di energia, garantita come diritto naturale della cittadinanza.
Questo obiettivi possono essere conseguiti unicamente con l’impiego delle energie rinnovabili e, dato che esse sono per loro natura a bassa intensità e discontinue, ne discende la necessità di un’Unione Energetica delle Rinnovabili, strutturalmente e concettualmente molto diversa dall’Unione Energetica delle Fossili cui guarda l’Unione Europea. A questo fine abbiamo bisogno di una transizione energetica pianificata, ma rapida, che dovrebbe iniziare già da oggi supportata da network intelligente di trasmissione energetica che consenta di:
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immettere in rete i surplus laddove – e nel momento – in cui vengono prodotti;
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attingere dalla rete stessa quando le comunità locali non riescono a produrre tutta l’energia che serve loro in un dato momento;
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calmierare l’intermittenza e gestire la bassa intensità delle rinnovabili con connessioni di largo raggio funzionali a equilibrare le variazioni locali, stagionali e circadiane, del clima e della luce tra stati e regioni distanti.
I produttori e gli utilizzatori di energia in questo modello non sono più due distinti attori del mercato, ma tendono a coincidere essendo in relazione ciascuno con la comunità e ogni comunità con le altre comunità attigue e quindi con l’intera società dell’intero continente europeo.
Se guardiamo all’acqua e alle piante, anche la più piccola goccia di rugiada alimenta lo stesso il proprio bacino, i fiumi nascono da innumerevoli rami, gli alberi spingono più in profondità, le proprie radici nei periodi di siccità.
Un’unione energetica costruita per le energie rinnovabili é quindi un network che agisce e che reagisce alle dinamiche e agli stimoli. Un network davvero resiliente, in grado di resistere agli stress e di reagire per superarli, con una struttura autosomigliante (frattali), che parte dalla piccola scala fino ai grandi interconnettori tra stati, simile ai comportamenti dei sistemi naturali e delle reti neurali.
Molti anni fa si diceva: “O si fa l’Italia o si muore”. Oggi va realizzata in Italia e in Europa l’Internet dell’Energia democratica, un European Sharing Energy Network, per usare un concetto già preconizzato negli anni ’80 da Buckminster Fuller, un genio del pensiero teorico e pratico del secolo scorso.
Se non seguiremo questa via passeremo da una dipendenza all’altra e continueremo ancora a subire le conseguenze politiche, economiche e ambientali di un modello energetico oligopolistico e subito dal corpo sociale.