Ecco il piano B di Varoufakis, il ministro che diventò hacker per sottrarre la Grecia alla troika

Un ministro costretto ad hackerare il sistema informatico del suo stesso Governo per sottrarlo al controllo di Bruxelles. Lo ha fatto Varoufakis in Grecia per preparare l’introduzione di una sorta di valuta parallela all’euro. La notte dopo il vittorioso referendum era tutto pronto: bastava fare clic su un computer. Un altro clic avrebbe permesso alla Grecia di tornare alla dracma. Lo rivela il quotidiano greco in lingua inglese Ekathimerini e lo stesso Varoufakis lo conferma al britanico Telegraph, aggiungendo che il primo ministro Tsipras non ha voluto mettere in atto il piano perché “troppo difficile”. Questo no ha portato alle dimissioni di Varoufakis: che tuttavia sul Telegraph non attacca affatto Tsipras. Forse ci sono altri retroscena che se un giorno conosceremo consentiranno di capire il comportamento delidente di Tsipras e la sua resa senza condizioni a Bruxelles. Per il momento, le rivelazioni di Varoufakis illustrano bene l’impossibilità di uno Stato (e del suo ministro delle Finanze) ad esercitare la sovranità nazionale nell’era dell’euro: a meno di non trasformarsi in un hacker.
Varoufakis, scrive Ekathimerini, ha illustrato il suo piano durante una teleconferenza con esponenti di hedge found internazionali svoltasi pochi giorni fa. In dicembre – prima della vittoria elettorale di Syriza – Tsipras gli aveva dato il via libera per creare un sistema di pagamenti funzionante in euro ma in grado di passare – se necessario – alla dracma in un batter d’occhio. Ed egli ha eseguito.

Il perno del sistema era il sito internet governativo attraverso il quale i greci pagano le tasse: il sistema che tiene il conto dei debiti e dei crediti di ogni singolo contribuente (privato cittadino o impresa) nei confronti dello Stato. Si trattava di creare in segreto una sorta di account di riserva per ogni contribuente: al momento buono, far entrare in funzione gli account di riserva per permettere ai greci di scambiarsi pagamenti anche a banche chiuse. Questi pagamenti, ha aggiunto Varoufakis nell’intervista al Telegraph, sarebbero stati degli IOU denominati in euro (tutto quadra: a quanto già si sapeva, proprio sugli IOU era basato il piano di Varoufakis per la liquidità parallela), in grado di essere rapidissimamente ri-denominati in dracme in caso di necessità.

Questa sorta di sistema di pagamenti parallelo a quello bancario è stato effettivamente messo a punto in gran segreto da un pugno di uomini – è sempre il racconto di Varoufakis – ed era pronto ad entrare in funzione: tuttavia, per arrivare a questo, è stato necessario hackerare il sistema informatico del ministero delle Finanze. L’hardware infatti era sotto il controllo dell’allora ministro Varoufakis, ma il software no: il software del sito internet governativo attraverso il quale i greci pagano le tasse era (e presumibilmente è tuttora) controllato dagli uomini della troika. La Grecia non aveva (e presumibilmente non ha) alcun potere di mettere le mani su di esso e di modificarlo in caso di necessità.

Sarebbe interessante sapere se la stessa cosa vale per gli altri Paesi “salvati” dalla troika: Portogallo, Irlanda, Cipro. Sarebbe interessante conoscere chi ha le “chiavi” informatiche dei sistemi fiscali negli altri PIGS di cui fa parte l’Italia. Varoufakis non ne parla. Andiamo avanti col suo racconto.

Ad hackeraggio felicemente effettuato, il sistema alternativo per consentire ai greci di scambiarsi pagamenti era pronto ad entrare in funzione: bastava un clic. Ma il primo ministro non ha voluto: sul motivo del no, Varoufakis non dice nulla. Spiega solo che a Tsipras tutto questo è parso troppo difficile: dunque egli, la notte dopo il referendum, si è dimesso.

Col Telegraph, Varoufakis insiste piuttosto su una cosa: il ministro tedesco delle finanze Schauble vuole l’espulsione della Grecia dall’euro perchè sa che l’eurozona non funziona se all’unione monetaria non corrisponde un certo grado di unione politica e fiscale. Ma i Paesi dell’euro – a cominciare dalla Francia – non vogliono rinunciare a questa sovranità. Schauble ritiene che solo gli effetti dell’espulsione della Grecia dall’euro potrebbero indurli al gran passo: e pregusta il momento, che verrà – dice Varoufakis – fra poche settimane.

Varoufakis sottolinea infatti che il “salvataggio” della Grecia è ben lungi dall’essere perfezionato. Finora le è stato solo erogato un prestito-ponte per ripagare la rata di debito dovuta al FMI. Le sanguinose “riforme” che la Grecia ha votato sono solo la condizione necessaria per aprire le trattative relative al prestito più sostanzioso, quello che permetterà fra l’altro di ripagare i 3,2 miliardi di euro dovuto dalla Grecia alla BCE entro il 20 agosto: ma anche i sassi sanno che Schauble e l’UE vogliono che nel prestito più sostanzioso sua coinvolto anche il FMI, il quale invece si chiama fuori perchè ritiene il debito greco insostenibile. Secondo il FMI, bisogna condonare alla Grecia una consistente parte del suo debito, dal momento che non potrà mai ripagarlo. Ma da questo orecchio l’UE è completamente sorda. Di qui la convinzione di Varoufakis che a fine agosto avverrà l’espulsione della Grecia dall’euro.

C’è un altro punto molto, molto interessante dell’intervista di Varoufakis al Telegraph. Dice che il suo obiettivo come ministro delle Finanze era costringere la troika a fare concessioni alla Grecia: non però portare la Grecia fuori dall’euro perchè, in questo caso, forze oscure potrebbero scatenarsi in Europa. Meglio riportare la sua frase in inglese: “because we never know what dark forces that might unleash in Europe”.

La frase riecheggia alcune delle affermazioni di Tsipras dopo la capitolazione a Bruxelles. Anche queste, meglio riportarle in inglese: “We took the responsibility for the decision to avert the most extreme plans by conservative circles in Europe”, “abbiamo preso la responsabilità di rovesciare i piani più estremi dei circoli conservatori europei”. Anche su oscure forze e piani estremi si spera che, prima o poi, arrivino rivelazioni.

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