Grecia, l’accordo può saltare e l’UE si dimostra una bottiglia piena di scorpioni in malafede

Il “salvataggio” della Grecia può saltare. Il Grexit torna a profilarsi all’orizzonte. Gli ultimi sviluppi suggeriscono l’approssimarsi di notevoli colpi di scena perché, non solo una Guantanamo: l’UE sta dimostrando di essere una bottiglia piena di scorpioni, e perdipiù scorpioni in malafede.

Il Financial Times ha diffuso un altro documento interno del FMI (Fondo Monetario Internazionale) che conferma l’impossibilità, da parte della Grecia, di ripagare il suo enorme debito pubblico: dunque il FMI si defila da qualsiasi “salvataggio” che non contenga un sostanzioso condono del debito stesso. I leader europei conoscevano questo documento prima dell’infame notte in cui dettarono alla Grecia le infami condizioni per cominciare il negoziato relativo ad un nuovo prestito da 86 miliardi: queste condizioni non prevedono il condono del debito ma prevedono invece la partecipazione del FMI. Due cose fra loro incompatibili. Senza contare che addossare nuovi debiti ad un Paese comportandosi come se fosse solvibile pur essendo appena stati avvisati che non lo é significa agire in malafede. Inoltre ora i Paesi UE stanno pugnalandosi fra loro come scorpioni in una bottiglia per decidere chi pagherà alla Grecia il prestito-ponte indispensabile ed urgente in attesa dei negoziati per quello da 86 miliardi.

Ci vorranno mesi per perfezionare e rendere effettivo il prestito da 86 miliardi. Ma la Grecia – che già non ha ripagato al FMI la rata del debito scaduta il 30 giugno – deve restituire entro il 20 luglio 3,5 miliardi alla BCE (Banca Centrale Europea): il Wall Street Journal ha un bel grafico, sempre aggiornato, con le scadenze dei pagamenti. Di qui l’urgenza del prestito-ponte di 7 miliardi che, per varie ragioni burocratiche ed istituzionali, può avvenire solo tramite il fondo salva stati dell’UE.

Al fondo salva stati parteipano coi loro soldi tutti gli Stati UE, non solo quelli dell’euro; l’uso dei fondi deve essere approvato dagli Stati con una maggioranza del 65% e con modalità simili a quelle in uso nelle assemblee di condominio (i Paesi più grandi hanno un voto più “pesante”). Vari Paesi puntano i piedi: la Gran Bretagna, la Finlandia e la Repubblica Ceca. Come riferisce l’agenzia di stampa Reuters, la Commissione Europea, per evitare che gli scorpioni si pugnalino a morte fra loro, intende finanziare il prestito ponte concesso dal fondo salva stati tramite cambiali che verranno ripagate attingendo dal prestito di 86 miliardi, una volta che esso verrà concesso alla Grecia.

Ma il prestito da 86 miliardi verrà mai concesso alla Grecia? Le condizioni dell’UE per aprire le trattative con la Grecia prevedono esplicitamente due condizioni fra loro incompatibili (la partecipazione del FMI, che non può prestare soldi ai Paesi con un debito pubblico insostenibile, e nessun condono del debito greco) e in più il prestito dovrà essere approvato da alcuni (non tutti) Parlamenti nazionali degli Stati UE. Basta il no di uno solo di questi Parlamenti e tutto va a monte. Il Parlamento tedesco dà segni di riluttanza. La Finlandia (se non cambia idea) dirà di no

Ruolo del FMI e voto dei Parlamenti nazionali sono i due enormi punti di domanda che incombono sul maxi prestito greco da 86 miliardi e che tornano a rendere possibile il Grexit, l’uscita della Grecia dall’euro. Se il maxi prestito naufragherà, resta da vedere come la Commissione Europea potrà ripagare le cambiali per il mini prestito, quello da 7 miliardi.

Foto