Per l’EFSA il Glifosato non é cancerogeno ma per la IARC sì. Il costo umano dei fitofarmaci

E adesso a chi dovremmo credere? E’ “improbabile” che il diserbante Glifosato (o Glifosate) causi il cancro negli esseri umani, ha stabilito ieri l’Efsa, l’Agenzia Europea per la Sicurezza Alimentare. Invece in marzo lo stesso Glifosato é stato definito “probabilmente cancerogeno” dalla IARC (International Agency for Research on Cancer), legata al WHO, l’Organizzazione Mondiale per la Sanità che a sua volta é l’agenzia delle Nazioni Unite per la salute.

La nuova valutazione del Glifosato da parte dell’EFSA é avvenuta nell’ambito della procedura per il rinnovo dell’autorizzazione all’impiego nell’Unione Europea. Quella ora in vigore scade nel giugno 2016, come si ricava interrogando il database UE sui pesticidi.

La definizione di “probabilmente cancerogeno” da parte della IARC sembrava essere l’ultimo chiodo della bara del Glifosato. Il problema é particolarmente sentito in Argentina dove 30.000 medici e infermieri hanno chiesto al Governo di vietarne l’uso.

Sempre in Argentina, nel 2014 il fotografo Pablo Ernesto Piovano ha documentato la diffusione di malformazioni e malattie fra i contadini esposti a massicce dosi di agrochimici e diserbanti, compreso il Glifosato (foto sopra il titolo). L’uso del Glifosato é stato approvato dall’Argentina nel 1996, insieme alla coltivazione e alla commercializzazione della soia OGM. Dal lavoro di Piovano é nato il documentario “El costo humano de los agrotóxicos”, “Il costo umano dei fitofarmaci”.

 

Le immagini di Piovano sono state presentate nello scorso mese di ottobre al Festival della Fotografia Etica ed hanno meritato poche settimane fa ampio spazio su Burn, il magazine dei fotografi emergenti, che scrive:

The first survey of areas affected by glyphosate spraying in Argentina revealed that 13.4 million people — one third of the country’s population — are affected.

In 2012, 370 million liters (98 US million gallons) of agrotoxins were used over 21 million hectares, which represents 60 percent of the country’s cultivated land area. This meant that in a decade, cancer cases in children increased threefold and malformations in newborn babies went up 400 percent.

“La prima indagine sulle zone colpite dalle irrorazioni di Glifosato in Argentina mostra che ne sono toccati 13,4 milioni di persone, un terzo della popolazione del Paese. Nel 2012, sono stati usati 370 milioni di litri di fitofarmaci (98 milioni di galloni statunitensi) su oltre 21 milioni di ettari che rappresentano il 60 per cento della superficie coltivata. Ciò significa che, in un decennio, i casi di cancro nei bambini sono triplicati e le malformazioni nei neonati sono salite del 400 per cento”.

Il Glifosato, un principio attivo conosciuto con vari nomi commerciali fra cui Roundup negli Stati Uniti, é un brevetto della Monsanto, che ha parallelamente brevettato anche varie sementi OGM “Roundup Ready”: varietà di soia, mais, colza, erba medica, cotone e sorgo in grado di sopravvivere all’irrorazione con il Roundup, che invece fa seccare tutto il resto della vegetazione. E’ noto che, attraverso il TTIP, gli USA spingono l’UE ad una – diciamo –  maggiore apertura nei confronti degli OGM.

Peraltro negli USA l’impiego massiccio del Roundup ha spinto le erbe infestanti a sviluppare resistenza al Glifosato: già quattro anni fa le infestanti resistenti al Roundup erano considerate “una minaccia sempre più grave” per l’agricoltura statunitense. Di conseguenza nei campi degli USA é in corso un’escalation chimica che porta all’impiego di diserbanti sempre più potenti.

L’EFSA nella sua valutazione che scagiona il Glifosato dice che:

ha esaminato una corposa massa di evidenze scientifiche, compresi alcuni studi dei quali la IARC non ha tenuto conto, ed è questo uno dei motivi per cui i due enti giungono a conclusioni diverse

L’agenzia europea ha anche fissato la soglia di sicurezza tossicologica del Glifosate: la dose massima che un operatore professionale può assumere senza rischi é pari a 0,1 milligrammi al giorno per chilo di peso corporeo  mentre la dose massima che un consumatore può assumere senza rischi in una volta sola é pari a 0,5 milligrammi per chilo di peso corporeo. Nella precedente valutazione, l’Efsa aveva fissato in 0,3 milligrammi per chilo la dose massima ammissibile.

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