Nuova direttiva rinnovabili, l’UE riconosce i diritti dei prosumer

La proposta della Commissione Europea incorpora il nostro lavoro a favore dei produttori-consumatori. Ma ha vari punti deboli: abbiamo presentato 106 emendamenti

La proposta di direttiva sulle energie rinnovabili formulata dalla Commissione Europea nell’ambito del pacchetto energia rappresenta un passo in avanti e due passi indietro rispetto alla versione in vigore dal 2009. Il passo in avanti consiste nel fatto che essa sostanzialmente incorpora il nostro lavoro a favore dei prosumer e sancisce finalmente il diritto dei cittadini e delle comunità ad autoprodurre, immagazzinare autoconsumare energia da fonti rinnovabili.

I due passi indietro?

Primo: gli obiettivi al 2030 di energia rinnovabile sono pari solo al 27% (già ora viene da fonti rinnovabili oltre il 17% dell’energia elettrica consumata nell’UE, e dovrà salire al 20% entro il 2020), e senza target nazionali vincolanti.

Secondo: il concetto che ruolo e sviluppo delle rinnovabili possano essere essenzialmente affidati prevalentemente al mercato.

Di conseguenza, la proposta di direttiva al momento abolisce il dispacciamento prioritario delle rinnovabili (il diritto di precedenza per l’ingresso nella rete elettrica) e prevede che gli incentivi alla produzione vengano assegnati attraverso aste: cioè solo a pochi produttori, verosimilmente grandi e scelti in base, appunto, alle leggi del mercato.

Abbiamo pertanto presentato 106 emendamenti a questa proposta di direttiva nell’ambito del complesso percorso legislativo che porterà alla versione definitiva e all’approvazione finale. Al Parlamento Europeo, questo percorso è iniziato nella commissione ITRE (industria, energia) con una relazione di José Blanco López, S&D. I nostri 106 emendamenti sono distribuiti in cinque documenti (primo, secondo, terzo, quartoquinto) per ora disponibili solo in inglese. Sono mescolati a quelli presentati da tutti gli altri europarlamentari; per trovarli bisogna effettuare una ricerca con parola chiave “Tamburrano”.

Alcuni di questi emendamenti riguardano la geotermia, che non è proprio il caso di inserire sempre e comunque fra le energie rinnovabili, come invece ha fatto la Commissione Europea. Ad essi sarà dedicato prossimamente un post a parte. Con gli altri emendamenti abbiamo proposto che:

  • l’obiettivo di energie rinnovabili sia pari al 45% nel 2030, con target nazionali vincolanti, per arrivare al 2040 al 100% rinnovabili
  • l’energia prodotta attraverso l’incenerimento dei rifiuti urbani non sia più considerata rinnovabile
  • venga stabilito un chiaro confine tra i biocarburanti e i nuovi biomateriali per l’economia circolare: questi ultimi sono da riciclare e non da bruciare per ottenere energia
  • gli Stati membri della UE siano tenuti ad incentivare le rinnovabili per massimizzarne l’integrazione nel sistema elettrico
  • e che gli stessi Stati abbiano anche la possibilità di fornire incentivi ai piccoli impianti e alle comunità dell’energia rinnovabile, evitando il meccanismo delle aste.

E qui entriamo nel campo dei diritti dei prosumer, i piccoli produttori-consumatori di energia rinnovabile. Gli articoli 21 e 22 della proposta di direttiva sanciscono finalmente il diritto dei singoli e delle comunità ad autoprodurre, autoconsumare, stoccare e vendere energia rinnovabile: quello che, su nostra proposta, il Parlamento Europeo ha chiesto l’anno scorso e che l’UE finora non ha garantito, vedi il tristemente famoso caso della Spagna.

Attraverso gli emendamenti, ci siamo mossi per salvaguardare prosumer e comunità per l’energia in modo più netto di quanto già non faccia la proposta della Commissione EuropeaOltre alla possibilità che i piccoli impianti continuino a ricevere incentivi, abbiamo chiesto che:

  • gli stati membri si diano degli obiettivi vincolanti al 2030 rispetto alla quantità di energie rinnovabili prodotte da prosumer e dalla comunità
  • l’energia prodotta da prosumer e comunità, se stoccata o autoconsumata, non venga tassata
  • le comunità abbiamo la possibilità di vendere l’energia in eccesso anche tramite i sistemi di distributed ledger technologies
  • l’energia in eccesso immessa in rete dai prosumer conservi la priorità di dispacciamento
  • il suo prezzo non rifletta solo il valore di mercato, ma anche il valore aggiunto che essa rappresenta per l’ambiente e la società.

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